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Covid, "anticorpi scompaiono presto, stimati circa 6 milioni di contagi"

02 ottobre 2020 | 08.41
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Lo sostiene, in un’intervista al Messaggero, Paolo Gasparini, docente di genetica all'Università di Trieste e direttore del dipartimento di Diagnostica avanzata dell'Ospedale Burlo Garofalo di Trieste

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"Gli italiani contagiati dal nuovo coronavirus sono molti di più di quanto riportano le stime ufficiali e i test sierologici potrebbero non aiutarci a rintracciarli tutti". Lo sostiene, in un’intervista al Messaggero, Paolo Gasparini, docente di genetica all'Università di Trieste e direttore del dipartimento di Diagnostica avanzata dell'Ospedale Burlo Garofalo di Trieste, nella quale spiega che "sulla base di uno studio che abbiamo condotto al Burlo Garofalo, in cui abbiamo dimostrato che gli anticorpi sviluppati a seguito del contagio, dopo poco tempo non risultano più rilevabili nel sangue. E' come se sparissero. Quindi, con i nostri attuali strumenti non siamo in grado di individuare tutte le persone colpite dal viru"”.

"A luglio le stime dell'Istat indicavano circa 1,5 milioni di persone contagiate - afferma Gasparini -. Ma quando è stata effettuata la rilevazione probabilmente gli anticorpi cominciavano già a scomparire. Noi stimiamo circa 6 milioni di contagiati. E' ovviamente solo una stima approssimativa, ma è più vicina al numero reale del fenomeno. Abbiamo testato - racconta -, tra aprile e luglio, 720 dipendenti dell'ospedale, sia amministrativi in smartworking che gli operatori sanitari a contatto con i malati. In una prima rilevazione effettuata tra fine marzo e inizi aprile abbiamo scoperto che il 17 per cento era positivo e che aveva sviluppato gli anticorpi".

In molti casi, aggiunge, "si trattava di persone asintomatiche o paucisintomatiche, che non sospettavamo nemmeno che fossero positive. In particolare, la percentuale di positività tra gli amministrativi è stata del 10 per cento, quella degli operatori sanitari del 20 per cento. Dopo tre mesi abbiamo effettuato una nuova rilevazione: ebbene, se ad aprile il 17 per cento era positivo al test, dopo tre mesi meno dell'1 per cento aveva ancora gli anticorpi. Con un semplice calcolo possiamo stimare che il dato dell'Istat è quasi sei volte più basso di quello che potrebbe essere il dato reale”.

"La quantità degli anticorpi si riduce drasticamente nel tempo – continua Gasparini -, tanto che non sono più rilevabili con gli attuali test a nostra disposizione. Io stesso, che avevo scoperto di essermi ammalato, ora non ho più gli anticorpi che dimostrano la mia passata positività. Ci domandiamo se gli attuali test sierologici determinano o meno se una persona è stata contagiata o meno in passato. E ci chiediamo quanto durerà l'efficacia di un futuro vaccino. E' possibile che potremmo ammalarci più volte. Tuttavia è anche possibile che il nostro sistema immunitario conservi in memoria il virus e che metta in circolo gli anticorpi solo nel momento in cui diventa necessario e che è per questo che dopo un po' non riusciamo a rivelarli con i nostri test".

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