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Covid, Arcuri: "Un punto vaccini ogni 20-30mila abitanti"

23 novembre 2020 | 20.53
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(Fotogramma)
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''Stimiamo che ci debba essere un punto di somministrazione e forse di conservazione del vaccino ogni 20-30mila cittadini, se vogliamo farlo in un tempo rapido''. Lo ha detto il commissario straordinario per l'emergenza Covid Domenico Arcuri in audizione davanti alle commissioni bilancio di Camera e Senato sulla legge di bilancio 2021. "Quasi tutti i vaccini necessiteranno di essere somministrati due volte allo stesso individuo. Considerando le quattro variabili, che sono la temperatura, la modalità distribuzione delle case produttrici, la tipologia di conservazione e la modalità di somministrazione, stiamo organizzando un piano che prevede il coinvolgimento delle amministrazioni regionali e comunali e che tenga conto delle scelte del parlamento sulle categorie che avranno la priorità nella somministrazione''.

LE DOSI PER L'ITALIA - "L'Italia ha diritto al 13,5% delle quantità dei vaccini che via via vengono contrattualizzati dalla Ue''. ''Il meccanismo di acquisizione e contrattualizzazione dei vaccini avviene all'interno di un pool europeo che raggruppa tutti i paesi dell'Unione europea che hanno sottoscritto un accordo. E' l'Unione europea che contrattualizza l'acquisto dei vaccini per tutti i Paesi , all'interno ogni Paese ha diritto a una quota percentuale dei vaccini acquistati". ''Finora noi abbiamo speso oltre 94 milioni che è la quota che l'Unione europea ha chiesto all'Italia per acquisire i vaccini che sono stati finora predisposti''.

A CHI ANDRA' PER PRIMI - ''Il Commissario non decide quali sono le categorie di cittadini che sono preposti prima o dopo alla somministrazione del vaccino. E' una decisione che inerisce al Governo. Credo che nelle prossime settimane farà una proposta al parlamento e sono certo che sarà il parlamento ad approvare o integrare la proposta del Governo. Da parte mia penso che sono due le grandi variabili da tenere presente: il livello di esposizione al contagio delle categorie e il livello di fragilità''.

COME CAMBIA LA CURA - ''Nella seconda ondata il 95% dei contagiati si cura a casa, il 4,3% si cura in ospedale e lo 0,5% si cura in terapia intensiva. Nella prima ondata era il 52% in domiciliare, il 42% in ospedale e il 7% in terapia intensiva. Sono grandezze completamente diverse''. ''Nella media nella prima ondata si facevano poco più di 25mila tamponi al giorno, oggi stabilmente riusciamo a farne 200mila al giorno quindi dieci volte in più rispetto alla prima ondata". "Significa che la stragrande maggioranza dei contagiati sono asintomatici o pauci sintomatici'' conclude.

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