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Covid, Bankitalia: serio rischio per gravi squilibri finanziari imprese

18 marzo 2021 | 16.19
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Il capo del servizio 'Stabilità finanziaria' della Banca d’Italia: "Non ci sono ancora condizioni per uscire da sostegno pubblico"

Immagine d'archivio  - (FOTOGRAMMA)
Immagine d'archivio - (FOTOGRAMMA)

L'incertezza sulle prospettive economiche legate alla pandemia di Covid-19 rimane elevata per le imprese, ma la partenza della campagna vaccinale lascia ben sperare. Al momento, ad ogni modo, "non vi sono ancora le condizioni per avviare un’uscita da questa fase di ampio sostegno pubblico al settore produttivo". E "il rischio che lo shock causato dalla pandemia di Covid-19 determini un grave squilibrio nella struttura finanziaria delle imprese italiane è serio". Così Alessio De Vincenzo, capo del Servizio 'Stabilità finanziaria' della Banca d’Italia, in audizione in videoconferenza davanti alla commissione Finanze alla Camera.

"Le conseguenze, economiche e sociali, della diffusione del virus e delle misure adottate per contenerla - ha spiegato - hanno indotto pesanti cali di fatturato e della redditività, aumenti dell’indebitamento, erosioni delle basi patrimoniali delle aziende. Le misure di sostegno adottate a partire dalla primavera dello scorso anno hanno sinora attutito l’impatto dello shock, evitando che imprese finanziariamente solide fossero costrette a uscire dal mercato unicamente per i danni causati dalla pandemia e dai provvedimenti restrittivi che si sono resi necessari per combatterla", ha detto De Vincenzo.

"Alla fine del 2020, grazie alle misure governative approvate tra marzo e agosto, il numero delle aziende in deficit di liquidità si sarebbe ridotto da 142.000 a circa 32.000, mentre il fabbisogno complessivo sarebbe sceso da 48 a 17 miliardi" ha aggiunto, nel riportare stime effettuate da Palazzo Koch su oltre 700mila società di capitali. "Le misure di sostegno avrebbero inoltre consentito di ridurre l’incidenza delle società di capitali in deficit patrimoniale (con patrimonio netto inferiore ai limiti legali) dal 14 al 12 per cento, a fronte del 7 precedente la crisi".

"Non vi sono ancora le condizioni per avviare un’uscita da questa fase di ampio sostegno pubblico al settore produttivo" poiché "l’incertezza sulle prospettive economiche rimane elevata, sebbene la partenza della campagna vaccinale lasci ben sperare" ha detto De Vincenzo. "Vi è però la necessità di intervenire per far sì che quante più imprese possibile riescano a superare la crisi, tornando a operare in condizioni migliori rispetto al passato".

"Va ripreso - ha aggiunto - il percorso di rafforzamento della struttura finanziaria che ha caratterizzato gran parte dello scorso decennio e che si è bruscamente interrotto all’inizio dello scorso anno", così come resta "cruciale superare l’elevata frammentazione del tessuto produttivo" perché questa "riduce le possibilità di migliorare la qualità delle prassi gestionali, di beneficiare appieno dei vantaggi connessi con l’adozione delle nuove tecnologie, di affrontare con efficacia le sfide della transazione ecologica, di investire in capitale umano". E "gli effetti della frammentazione sulla produttività sono significativi: se quella delle maggiori imprese italiane è non di rado superiore alle concorrenti estere, lo stesso non può dirsi per le società di minori dimensioni".

E ancora: "È opportuno che la revisione delle misure" di sostegno al credito, moratorie e garanzie pubbliche sui prestiti "avvenga in modo graduale" ha ribadito De Vincenzo. "Tale strategia - ha aggiunto - oltre a consentire ad aziende con temporanei problemi finanziari ma con prospettive di ripresa di continuare a operare nel medio periodo, mantenendo così il potenziale produttivo dell’economia, eviterebbe il rischio che un elevato numero di fallimenti concentrati in un ristretto arco temporale possa avere un impatto depressivo sulla domanda aggregata (attraverso i minori consumi dovuti ai licenziamenti e le possibili ripercussioni su altre imprese, sia fornitrici sia clienti)".

"In un simile scenario - ha detto ancora De Vincenzo - si avrebbero anche ripercussioni sul funzionamento del sistema giudiziario e sui bilanci degli intermediari creditizi. Le perdite connesse con il deterioramento della qualità dei prestiti in essere, infatti, potrebbero finire per intaccare il patrimonio delle banche e limitare la loro capacità di erogare nuovi finanziamenti".

"Intervenire oggi, sfruttando anche l’opportunità offerta dalle risorse disponibili nell’ambito del programma europeo Next Generation Eu, per agevolare quanto più possibile la patrimonializzazione, la raccolta di capitale direttamente sui mercati, la diversificazione delle fonti di finanziamento e, quando occorre, processi di ristrutturazione rapidi ed efficaci, potrà certamente aiutare le imprese a sfruttare al meglio la fase di ripresa economica non appena essa si presenterà" ha detto il capo del Servizio Stabilità finanziaria della Banca d’Italia. "Soprattutto, potrà contribuire a rendere meno negativa l’esperienza, dolorosa, della crisi che le imprese stanno ora affrontando".

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