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Covid, Bonomi: "In nostre aziende possibile vaccinare 12 mln italiani"

21 febbraio 2021 | 07.59
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Il presidente della Confindustria conferma la sua fiducia nei confronti di Mario Draghi

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

Aprire le fabbriche per vaccinare i lavoratori e i loro familiari. È la proposta del presidente della Confindustria, Carlo Bonomi. ''I dipendenti delle aziende associate a Confindustria sono oltre 5 milioni e mezzo e, se consideriamo il gruppo familiare, pensiamo di poter dare un contributo a vaccinare oltre 12 di italiani'', afferma Bonomi, intervenendo al Tg5. Il numero uno degli industriali spiega che ''raccogliendo l'invito del presidente del Consiglio, Mario Draghi, per una grande alleanza pubblico privato sul piano vaccinale, abbiamo mandato una nota a palazzo Chigi, 2 giorni fa, per mettere a disposizione le strutture dell'industria privata, per considerare le fabbriche un luogo di comunità, per contribuire al piano vaccinale''.

In un'intervista a La Repubblica Bonomi ha anche confermato la sua fiducia nei confronti di Mario Draghi ("la discontinuità con i governi precedenti è Draghi stesso") e ha spiegato perché si deve tornare alla normalità sbloccando i licenziamenti in maniera selettiva e riformando il sistema degli ammortizzatori sociali. "Siamo d'accordo con l'impostazione del presidente Draghi di coinvolgere i privati nel piano vaccinale. I dipendenti delle aziende aderenti a Confindustria sono circa 5,5 milioni, se consideriamo una media di 2,3 componenti per nucleo familiare potremmo vaccinare più di 12 milioni di persone. Siamo disposti a mettere le fabbriche a disposizione delle comunità territoriali nell'ambito del piano nazionale delle vaccinazioni. Abbiamo già inviato una nostra proposta operativa a Palazzo Chigi. Dobbiamo fare come all'estero dove si stanno utilizzando le fiere, gli aeroporti, le stazioni ferroviarie. Insomma strutture già esistenti. Si può benissimo fare anche in Italia. Confindustria ha già offerto alla Regione Lazio il suo centro congressi", dice il numero uno di Confindustria.

Quanto alla collaborazione con il nuovo esecutivo, "quella del "governo amico" è un'espressione che non mi piace. Sono certo, però, che il presidente Draghi ascolterà le imprese perché ha ben presente il loro valore e cosa rappresenta il sistema industriale italiano. Draghi saprà ascoltarci: confido tramontata la vecchia liturgia degli incontri separati. Imprese e sindacati devono essere ascoltati insieme per trovare soluzioni rapide ed efficaci".

Il nuovo governo sembra orientato a muoversi in continuità con il precedente sul tema delicato dei licenziamenti. Si profila una mini proroga del blocco. Voi sareste d'accordo? "La nostra posizione è nota dal luglio dello scorso anno quando abbiamo inviato al governo una proposta per una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive per il lavoro. Non ricevemmo risposta. Basta proroghe a ripetizione. La discussione non è licenziare sì o no. Il tema vero è come riformare le tutele per il lavoro sapendo che la pandemia ha accelerato la trasformazione dei processi produttivi. Il lavoro non si difende dov' era e com' era. Il punto è aumentare l'occupabilità delle persone, cioè la loro capacità di essere richiesti dal mercato".

"Siamo favorevoli ad una proroga selettiva che riguardi esclusivamente le aziende che operano nei settori che non possono ricorrere alla cassa integrazione ordinaria. Tutte le imprese industriali, quelle che finanziano la cassa integrazione, hanno a disposizione 52 settimane di cassa ordinaria per l'intero 2021. Queste aziende possono utilizzarla senza protrarre il blocco dei licenziamenti. Peraltro mentre la Cig Covid è a carico della fiscalità generale, quella ordinaria è pagata dalle imprese. Versiamo all'Inps tre miliardi l'anno per ricevere prestazioni pari a 600 milioni. L'industria italiana è contributore netto per 2,4 miliardi annui all'Inps. Sbloccare i licenziamenti non vuol dire affatto che ci sarà la corsa a licenziare".

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