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Covid Brescia, sindaco: "Qui troppi casi, ospedali pieni e vaccini a rilento"

13 marzo 2021 | 17.10
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Del Bono: "Le terapie intensive sono occupate al 90%"

(Fotogramma)
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"Ho molta fiducia nel presidente del Consiglio" e una sua visita a Brescia "sarebbe molto gradita, anche dal punto di vista psicologico", ma "mi importa la sostanza, un'attenzione speciale a queste terre affaticate, e che si possa ragionare e valutare meglio ciò che sta avvenendo qui". In provincia di Brescia, dove ogni giorno ci sono più di mille contagi da Covid-19, le cose non stanno andando come dovrebbero secondo il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, che ieri ha annunciato che scriverà al premier Mario Draghi per avere più vaccini.

"Se esistono categorie prioritarie nelle campagne vaccinali, che sono condivisibili, questo principio delle priorità dovrebbe valere anche in base all'andamento del contagio. E a Brescia serve una campagna più urgente e veloce soprattutto per ridurre l'impatto sul sistema sanitario", sottolinea in un'intervista all'Adnkronos. Negli ospedali, "abbiamo le terapie intensive occupate al 90%, molto più di ciò che viene considerato la soglia critica, e complessivamente nella provincia di Brescia ci sono circa 1.400 ricoverati", che equivalgono a circa un quarto dei ricoveri della Lombardia intera.

Le vaccinazioni, intanto, vanno a rilento: in provincia di Brescia, Guido Bertolaso aveva iniziato a vaccinare la popolazione di alcuni Comuni al confine con la bergamasca, ma "il problema riguarda tutta la provincia di Brescia, non ci sono dati molto difformi: siamo dai 550 ai 580 casi ogni 100mila abitanti, più del doppio di quello che viene definito il parametro per entrare in zona rossa. E l'andamento delle vaccinazioni è molto lento, anche probabilmente per mancanza di approvvigionamento", sottolinea il sindaco.

In una città come Brescia, con 200mila abitanti, "credo che i vaccinati non arrivino a 10mila, e sugli anziani siamo molto indietro. Gli over 80 vaccinati sono il 23% circa. La mia riflessione non è supponente, ma è la fotografia di una situazione: tra gli elementi da valutare c'è la velocità con cui il contagio si diffonde e qui quest'ondata è più aggressiva che in altri territori italiani".

Tra l'altro, sottolinea ancora, "Brescia non è la prima volta che paga questo prezzo così alto, sarebbe la seconda. Ci sarebbero le condizioni per una valutazione diversa", tanto più che il picco di contagi, stando agli epidemiologi locali, sarebbe ancora lontano, non prima della fine di marzo. A Draghi, che è atteso a Bergamo giovedì, scriverà una lettera questo fine settimana.

"Ho usato un'espressione di Don Milani: Non c'è ingiustizia maggiore che fare parti uguali tra diseguali. Il nostro andamento del contagio non è uguale ad altri territori dove magari le misure di limitazione possono essere efficaci e sufficienti, da noi sono ormai palesemente insufficienti, servono i vaccini". Se il premier decidesse di andare a Brescia "mi farebbe solo piacere: gode di una stima molto diffusa nei nostri territori, di apprezzamento e di fiducia".

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