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Covid, Cei: "Sei milioni di famiglie in sofferenza, è allarme usura"

10 ottobre 2020 | 11.52
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Il segretario generale monsignor Stefano Russo: "Fenomeno ancora sommerso con pochissime denunce in tutta Italia"

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"Con realismo, si può stimare che lo shock della pandemia abbia fatto lievitare complessivamente fino ad almeno 6 milioni il numero di famiglie in varia graduazione di sofferenza: da quelle pressate da uno stato d’insolvenza finanziaria o creditizia a quelle via via più esposte alla trappola dell’usura". Il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo, lancia l’allarme usura.

Russo, in un messaggio alla Consulta Nazionale Antiusura, analizza la crisi globale: "Ci rendiamo conto che, per far fronte alla situazione generata dal Covid, occorrono interventi a vasto raggio, trattandosi di un’emergenza sanitaria che ha innescato, a sua volta, un’emergenza economica e sociale, con pesanti ricadute sulle persone, sulle famiglie, sulle imprese. Osserviamo, fra l’altro, che il quadro internazionale è altrettanto compromesso, rendendo oltremodo difficile una risposta alla crisi".

"Gli spostamenti e i viaggi per lavoro o per turismo ne risentono, i commerci fra gli Stati subiscono pesanti contrazioni con ulteriori ricadute sui sistemi produttivi e, quindi, sull’occupazione, innescando così una catena di effetti negativi. Le difficoltà socio-economiche - osserva - avranno un forte impatto sulla vita delle persone. Diversi osservatori prevedono conseguenze drammatiche per le famiglie".

Il segretario generale della Cei invita a non abbassare la guardia: "Sappiamo che l’usura è un fenomeno le cui dimensioni non sono quantificabili a causa dell’ampiezza della domanda e dell’offerta. E' un fenomeno ancora sommerso con pochissime denunce in tutta Italia. Le stime aggiornate della Consulta Nazionale Antiusura parlano di circa 2 milioni di famiglie in sovra-indebitamento e altre 5 milioni appena 'sopra-soglia', cioè in equilibrio precario tra reddito disponibile e debiti 'ordinari'. Di queste, circa 800mila persone o 350mila famiglie sono nell’area dell’usura".

Anche le aziende, dice il segretario generale della Cei, "sono a rischio di usura, soprattutto per la pandemia: 40.000 (dato Confcommercio) potrebbero finire in mano alla criminalità organizzata. Il problema dell’usura, insomma, è alquanto complesso e richiede una presa di coscienza attenta e consapevole. Soprattutto da chi ha responsabilità perché si eviti che chi versa in difficoltà sia costretto a rivolgersi a usurai senza scrupoli. In questo quadro, possiamo immaginare una reazione corale, virtuosa ed efficace? Diversi soggetti stanno già operando in tal senso, e ne abbiamo riscontro dall’impegno e dalla dedizione delle istituzioni sanitarie, dalle decisioni assunte da varie istituzioni politiche, dalle risposte generose che giungono dalle realtà educative, da tante amministrazioni locali, dal volontariato, dalle stesse comunità cristiane che, con generosità, si sono attivate per stare accanto a chi è nel bisogno".

"In momenti come questi si avverte l’urgenza di tutelare con particolare cura i soggetti più deboli e fragili, coloro che magari già prima della pandemia sperimentavano povertà, sofferenze, solitudini, emarginazione, tutte situazioni aggravatesi proprio con l’avvento del Covid" è l’appello del segretario generale della Cei. Da qui l’invito a "intraprendere azioni che aiutino a superare questa fase senza costringere le prossime generazioni a portare il peso di pesanti debiti, non solo finanziari, accumulati nell’attuale emergenza".

"Non di meno - annota ancora mons. Russo - occorre rilevare che, pur nella drammaticità di ciò che stiamo vivendo, possiamo cogliere qualche opportunità per il nostro futuro. Si tratta, per esempio, di migliorare la predisposizione ad affrontare situazioni imprevedibili e inattese come quella presente; di rimodellare i sistemi economici con una rafforzata sostenibilità ambientale; di intraprendere scelte politiche nella direzione di una vera giustizia sociale; di costruire relazioni internazionali fondate sulla cooperazione e la pace; di investire sull’istruzione e la ricerca; di scommettere maggiormente sui legami interpersonali e sulla edificazione di società più giuste, aperte, attente a ogni dimensione dell’essere umano, compresa quella religiosa e spirituale".

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