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Covid, ecco chi può curarsi a casa

01 dicembre 2020 | 11.58
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(Fotogramma)
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I pazienti Covid "a basso rischio" che possono essere curati a casa dai medici di famiglia - secondo la circolare del ministero della Salute 'Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-CoV-2', appena inviata ai medici - devono rispondere a precisi criteri. Ovvero, l'assenza "di fattori di rischio aumentato come patologie tumorali o immunodepressione" e avere le seguenti caratteristiche: "Sintomatologia simil-influenzale (ad esempio rinite, tosse senza difficoltà respiratoria, mialgie, cefalea); assenza di dispnea e tachipnea; febbre a 38° o inferiore da meno di 72 ore; sintomi gastro-enterici (in assenza di disidratazione e/o plurime scariche diarroiche); astenia, ageusia disgeusia, anosmia".

Il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta assiste il paziente con sintomatologia lieve "coadiuvato da un membro della famiglia. Una valutazione del contesto sociale (condizioni domiciliari generali, presenza di caregiver) deve, pertanto, essere parte essenziale dell'iniziale valutazione", si legge nella circolare. Inoltre, "i pazienti e i membri della famiglia dovranno essere educati in merito all'igiene personale, alle misure di prevenzione e controllo delle infezioni, e a come correttamente approcciare una persona con infezione da Sars-CoV-2 in modo da evitare la diffusione dell'infezione ai contatti". Il medico di famiglia o il pediatra "deve anche rilevare la presenza di eventuali fattori che possano rendere il paziente più a rischio di deterioramento e, in particolare, è fondamentale considerare e documentare la presenza di comorbosità".

La circolare, inoltre, indica sul piano tecnico che, "per rendere omogenea e confrontabile la valutazione iniziale del paziente è, importante utilizzare uno score che tenga conto della valutazione di diversi parametri vitali. Uno degli score utilizzabili, anche al fine di adottare un comune linguaggio a livello nazionale, è il Modified Early Warning Score, il quale ha il pregio di quantificare la gravità del quadro clinico osservato e la sua evoluzione, pur dovendosi tenere in conto eventuali limiti legati, per esempio, alla valutazione dello stato di coscienza in soggetti con preesistente deterioramento neurologico". Nel documento si sottolinea che, "per ridurre la pressione sulle strutture di Pronto soccorso e poter mantenere negli ospedali tutte le attività ordinarie, è opportuno che il personale delle Usca", Unità speciali di continuità assistenziale, "operi in stretta collaborazione fornendo supporto ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta".

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