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Covid, Galli: "Speranze da monoclonali in prevenzione, ma destinati a pochi"

20 agosto 2021 | 19.47
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"Necessari a chi non risponde al vaccino, serve valutare la risposta immunitaria per tempo"

(Fotogramma)
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"I monoclonali rappresentano una speranza per coloro che non rispondono al vaccino o non possono essere vaccinati". Per queste persone, "un numero sostanzialmente limitato sulla popolazione generale", si tratta di "un'alternativa al vaccino", basata sul "trasferimento di anticorpi già formati ad una persona che non è in grado di produrli da sola attraverso la vaccinazione". Così Massimo Galli, docente di Malattie infettive all'università Statale e primario al Sacco di Milano, commenta lo studio studio Provent di fase III sulla "prima combinazione di due anticorpi a lunga durata d'azione (Laab) per prevenire Covid-19", i cui primi risultati sono stati comunicati da AstraZeneca.

"Questo studio è un'ulteriore conferma, nell'ambito di una serie di studi attualmente in atto - spiega all'Adnkronos Salute - della possibilità di arrivare a una profilassi sui non responder. Ma, e questo è il punto, per sapere che una persona non risponde al vaccino bisogna valutarlo prima che si ammali e questo va fatto, in particolare, nei soggetti più fragili e nelle situazioni in cui è più facile prevedere che possa non esserci stata una risposta al vaccino".

Per Galli "finché non si ragiona sulla necessità di valutare la risposta anticorpale che le persone hanno alla vaccinazione è evidente che non si potrà identificare chi ha bisogno di questo genere di immunoprofilassi passiva. Oggi conosciamo le persone che ne hanno bisogno solo quando arrivano in ospedale, a danni già fatti".

"In generale sono persone che tendono ad auto-proteggersi, ma di fronte a una variante come la Delta, altamente diffusiva, più che parlare di un terza dose va stabilito se queste persone hanno risposta o no. Ed eventualmente coprirle con l'immunoprofilassi passiva", conclude Galli, che sottolinea la distinzione tra "l'utilizzo terapeutico dei monoclonali e quello profilattico. L'uso terapeutico riguarda l'intervento molto precoce nelle persone con infezione che hanno caratteristiche tali per cui è prevedibile un andamento negativo della malattia. L'uso profilattico riguarda persone che non sono infettate ma che o non possono essere vaccinate oppure non hanno risposto al vaccino".

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