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Covid, Sileri: "Medici e infermieri restii a vaccino hanno sbagliato lavoro"

28 dicembre 2020 | 11.50
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"Non vorrei si arrivasse all'obbligo per colpa di pochi"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Rimango perplesso quando sento di colleghi medici o infermieri restii a farsi il vaccino. Posso capire il cittadino che magari non ha delle basi scientifiche consolidate e non ha studiato Medicina e può avere una certa riluttanza a farsi il vaccino, ma penso francamente che quei medici e infermieri, se hanno ancora dei dubbi dopo aver visto ciò che è accaduto, probabilmente hanno sbagliato lavoro". Lo afferma il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, che su Facebook posta il video di un suo intervento a 'Storie italiane' su Rai 1.

"La campagna vaccinale partirà con la vaccinazione del personale sanitario, ma credo che dovrà essere fatta qualche modifica - dice Sileri - come già anticipato autonomamente da qualche Regione: io ad esempio inserirei" tra le categorie da proteggere con priorità "i farmacisti, che hanno avuto dei morti durante la prima ondata, e gli odontoiatri".

Quanto al V-Day, "quella di ieri è una data simbolica", commenta, "si volta pagina, abbiamo un'arma vincente contro il Covid-19. Quando saranno disponibili anche gli altri vaccini avremo un armamentario ampio per poter procedere a una campagna che ci vedrà impegnati per tutto il 2021".

Il viceministro è poi tornato sui vaccini nel corso della trasmissione 'Gli Inascoltabili' in onda su Nsl Radio e Tv. "Adesso - ha spiegato - si punta alla non obbligatorietà". L'obbligo "non c'è, ma non vorrei che ci si dovesse arrivare perché significherebbe dover mettere una costrizione per colpa di pochi individui".

"I no vax sono una minoranza - ha osservato - Se un medico non capisce l'importanza del vaccino ha sbagliato lavoro", ha ribadito. "Se ho un tumore, non posso dire che la chemioterapia non serve a nulla perché dietro c'è Big Pharma che specula - ha aggiunto il viceministro - Non è accettabile la riluttanza da parte di un medico. Credo che la paura sia umana, ma proprio perché hai una base culturale radicata negli anni di studio che hai fatto, è chiaro che deve essere un pensiero che dura un secondo".

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