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Covid, Sileri: "Rischio casi importazione elevato"

22 settembre 2020 | 15.25
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Il viceministro alla Salute: "Servirebbe una strategia più ampia, non solo dell'Italia nei confronti della Francia ma una visione dell'intera Europa per dare delle linee definite"

Immagini di repertorio (Fotogramma)
Immagini di repertorio (Fotogramma)

Il rischio di avere casi d'importazione è elevato. Servirebbe una strategia più ampia, non solo dell'Italia nei confronti della Francia ma una visione dell'intera Europa per dare delle linee definite”. Lo ha detto il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, in un'intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei.

“Oggi è la Francia – ha aggiunto - ma domani i casi saliranno in Germania e poi in Inghilterra. Fino a quando non avremo un vaccino questo è ciò che dobbiamo aspettarci. Potremmo fare dei test all'aeroporto anche se il tampone negativo non porta il rischio a zero. L'alternativa è avere un tampone antecedente di 2-3 giorni la partenza. Questo significa convivere con il virus perché il rischio non può essere zero. Se tutti gli Stati facessero questo potremmo intercettare quei casi che potrebbero innescare dei focolai. Il rischio non sarà mai zero ma controllato”.

“Quando si parla di seconda ondata – ha proseguito Sileri - si innesca il panico. La seconda ondata che vivremo in tutto il mondo difficilmente sarà come quella di febbraio e marzo perché significherebbe non usare la mascherina, non lavarsi le mani e stare vicini. E poi oggi abbiamo la sorveglianza con i tamponi. Faccio dunque fatica a pensare che oggi ci potremmo trovare nella stessa situazione di febbraio e marzo quando il virus ci ha attaccato alle spalle. La circolazione del virus salirà, questo è innegabile. I casi di contagio continueranno a salire però lo faranno in modo graduale. Saliranno con una crescita controllata attraverso tamponi e sorveglianza. I focolai saranno tantissimi e ci sarà anche una sovrapposizione con le sindromi influenzali. Ma non dobbiamo preoccuparci”.

“A febbraio-marzo il virus è entrato prepotentemente nelle residenze per anziani. Oggi nelle Rsa il virus non entra perché ci sono dei protocolli. Questo accade anche negli ospedali che nei mesi scorsi sono stati degli amplificatori della diffusione del virus. Sono molto più preoccupato dei pranzi della domenica in famiglia e delle cene con amici. Molte persone pensano che il virus non se lo sono preso questo è un errore che non deve essere commesso oggi”, ha concluso.

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