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Covid, "test rapidi non così rapidi"

17 agosto 2020 | 17.00
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Il virologo Crisanti: "Purtroppo essendo fatti uno a uno, sono rapidi solo per il primo"

Fotogramma /Ipa
Fotogramma /Ipa

"Non sono molto rapidi questi test rapidi, perché purtroppo essendo fatti uno a uno, sono rapidi solo per il primo. Abbiamo visto le file che si creano, quindi vorrei sfatare questo concetto del test rapido". E' la riflessione del virologo Andrea Crisanti, che intervenuto a 'Timeline' su Sky Tg24 commenta l'operazione di screening in corso su chi rientra da Paesi considerati a rischio, che sta subendo alcuni rallentamenti in alcune aree soprattutto, e il possibile contributo dei tamponi rapidi.

"Il cosiddetto tampone rapido - chiarisce il responsabile del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova - è meno affidabile e ha un discreto numero di falsi positivi e negativi. Ma io voglio sottolineare la questione dei tempi: in genere questi test, che sono effettivamente rapidi" rispetto al classico tampone, "richiedono circa 30 minuti. Però ci vuole una persona che fa il tampone e certifica l'esito del test. Se io ho 100 persone in fila quel test rapido diventa rapido solo per il primo, il secondo deve aspettare 30 minuti e il 100esimo 3 giorni. Per fare 5 mila test al giorno, anche se fossero brevi e durassero solo 10 minuti, servirebbero 50 mila minuti. E' come dire 15 giorni. Incominciano a essere tempi pazzeschi".

per quanto riguarda gli asintomatici, spiega ancora Crisanti, "hanno una carica virale paragonabile a quella dei sintomatici e sono in grado di trasmettere il virus: abbiamo recentemente condiviso con la comunità scientifica uno studio scientifico pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, in cui lo si chiarisce definitivamente. Su questo ormai tutta la comunità scientifica concorda. Rimango sorpreso che vengano fatte queste domande alla comunità scientifica, sarebbe più opportuno che invece di fare domande, si leggessero i contributi scientifici", risponde quindi con "una nota di polemica, garbata" al presidente del Veneto Zaia, che oggi, facendo il punto sui contagi in Regione, ha chiesto agli esperti di spiegare come bisogna comportarsi con i positivi asintomatici.

Al di là della nota polemica, Crisanti, responsabile del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova, ribadisce che "ogni asintomatico va preso con cautela e come una possibile fonte di trasmissione".

Sulla fine della collaborazione alla base del 'modello Veneto', Crisanti risponde: "Io sono il direttore dell'Unità complessa di microbiologia e penso che darò un contributo reale come ho fatto prima, a un livello diverso. Se poi si troveranno in difficoltà, sarò a disposizione".

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