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Covid, "vaccino Astrazeneca sul mercato in novembre"

03 settembre 2020 | 17.23
LETTURA: 3 minuti

Ad anticiparlo è un alto funzionario della Commissione Europea

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Il vaccino contro la Covid-19 sviluppato da AstraZeneca dovrebbe arrivare "sul mercato" nel prossimo "novembre". Ad indicarlo è un alto funzionario della Commissione Europea, che ha siglato di recente un contratto con la casa farmaceutica.

La Commissione, spiega l'alto funzionario, sta tentando di "minimizzare il rischio di non comprare un vaccino efficace". Per minimizzare questo rischio, si lavora su un "portafoglio" di candidati, anche se si negoziano contratti "solo con compagnie che sono in uno stadio avanzato", perché anche il tempo ha un valore nella corsa al vaccino, visti i "costi" enormi che comportano i lockdown, misura cui i governi ricorrono quando la pandemia scappa loro di mano. Oltre al tempo, conta anche il prezzo, perché, spiega ancora, "non possiamo avere prezzi che privino gli Stati membri del vaccino".

La Commissione "ha firmato un contratto con AstraZeneca, il primo". Qui "abbiamo un vaccino che arriverà sul mercato direi a novembre, cosa che è molto buona. E' molto buono, è uno dei primi". La Commissione è in uno "stadio avanzato" nei negoziati con Sanofi, Johnson & Johnson, CureVac e Moderna. "Abbiamo la speranza di iniziare lo stadio di procurement con Biontech, siamo quasi alla fine".

L'esecutivo guidato da Ursula von der Leyen, ragiona anche in una logica di "piattaforma", perché "abbiamo diversi tipi di vaccini: abbiamo tentato di diversificare le diverse tecnologie. Quello di Astrazeneca è quello che è chiamato un adenovaccino. Se ricordate il virus Ebola, avrete più o meno un'idea di che tipo di vaccino sia". In pratica, come spiega la Fondazione Veronesi, si utilizzano adenovirus capaci di mimare la proteina 'spike' del coronavirus Sars-CoV-2, che questi utilizza per penetrare nelle cellule. In portafoglio "abbiamo un altro vaccino di questo tipo, con Johnson & Johnson, con cui firmeremo un contratto presto. Poi abbiamo Sanofi, che usa una tecnologia più tradizionale", ha aggiunto. Ci sono poi in portafoglio anche "tre vaccini molto moderni, basati sull'mRna (messenger Rna, Rna, o acido ribonucleico, messaggero): purtroppo oggi non abbiamo alcun vaccino con quella tecnologia, ma è il futuro e vale la pena investirci".

I nomi qui sono CureVac, Moderna e Biontech. In questo caso, si iniettano porzioni dell'mRna necessario a fabbricare la proteina 'spike' contro la quale si vuole far montare la risposta immunitaria. La proprietà delle dosi "sarà degli Stati membri: noi paghiamo l'anticipo", che è necessario "perché le compagnie si assumano il rischio". I contratti di acquisto anticipato (Advanced Purchase Agreement) che la Commissione sigla con le case farmaceutiche impegnate nello sviluppo del vaccino prevedono, tra l'altro, una manleva per la copertura delle possibili responsabilità civili connesse all'uso del vaccino.

Come ha spiegato il responsabile Salute del gruppo Ppe nel Parlamento Europeo Peter Liese (Cdu, Germania), l'estrema compressione dei tempi in cui viene sviluppato, sperimentato e autorizzato il vaccino contro la Covid-19 comporta un certo numero di rischi. Per esempio, gli effetti collaterali: visti i tempi compressi, è probabile che alcune persone che si vaccineranno accuseranno effetti collaterali non previsti, che sarebbero emersi nel corso di una sperimentazione più lunga ed accurata. E per questi danni "qualcuno dovrà pagare", per risarcire le persone che dovessero soffrire di effetti collaterali non previsti. Questo tipo di rischi viene coperto dai contratti, ha spiegato Liese, precisando che non è però prevista manleva nel caso in cui emergesse che la casa farmaceutica ha occultato dati che erano già in suo possesso. Le compagnie impegnate nella corsa al vaccino contro la Covid-19 si assumono rischi finanziari ingenti, anche perché spesso devono iniziare a produrre le dosi prima ancora che si sia appurata l'efficacia e la sicurezza del composto. Il rischio di dover buttare tutto in discarica è elevato: in media, ha spiegato un altro funzionario Ue, "un vaccino in fase preclinica ha nel migliore dei casi il 20% di possibilità di funzionare".

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