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Coronavirus: Zaia, 'zona gialla non è a vita, rispettiamo le regole'

07 dicembre 2020 | 07.40
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Luca Zaia (Fotogramma)
Luca Zaia (Fotogramma)

“Attenzione, la zona gialla non resterà a vita. Se non si rispettano le regole arriveranno le restrizioni”. Questo l’appello di Luca Zaia ai cittadini del Veneto all’indomani del forte incremento di contagi da Covid nella Regione di cui è governatore. “Bisogna saper leggere i dati - spiega in un’intervista a Repubblica -. È vero che abbiamo un numero alto di positivi ma facciamo 60 mila tamponi al giorno. I numeri assoluti, da soli, non significano niente”.

“Il 21 marzo scorso, con 2.170 tamponi avevano 412 positivi. Pochi, verrebbe da dire. In realtà l'incidenza si attestava sul 20 per cento. Oggi il numero di positivi sembra alto ma la verità è che siamo al 6,93 per cento. Altro parametro chiave è la percentuale di tamponi eseguiti sulla popolazione: solo con questo indice possiamo confrontare i dati delle regioni. Noi siamo quelli con il contact tracing più alto in Italia: l'85 per cento. Quando c'è una persona positiva noi intercettiamo i colleghi di lavoro, gli amici, i familiari. E tamponiamo tutti. L'infezione c'è ma la stiamo gestendo”.

Il presidente del Veneto parla poi dell’alta mortalità nelle rianimazioni: “Sì, in terapia intensiva si muore ma noi abbiamo due livelli intermedi molto importanti prima. Ci sono le cure domiciliari con i medici di base e le unità speciali Usca, che sono il primo sbarramento. Poi ci sono i pazienti seguiti in ospedale. Chi arriva in rianimazione è davvero grave. Il virus corre di più perché non abbiamo fatto il lockdown. I cittadini devono capire che non devono creare assembramenti e invece, a volte, continuano a incanalarsi in situazioni potenzialmente rischiose. A marzo avevamo tutti paura di morire. Ora il virus è ritenuto un problema che riguarda solo gli ospedali”.

"Sono preoccupato – ammette Zaia - ma bisogna leggere bene i dati. Ora abbiamo in cantiere uno studio con l'Università di Padova: uno screening su una popolazione indistinta. Creiamo un campione rappresentativo e andiamo a misurare l'incidenza del contagio. Chi ogni giorno si reca a fare tamponi lo fa perché pensa di aver avuto qualche contatto con il virus. Noi invece partiamo da un altro presupposto e ci chiediamo: quanto è malata la popolazione? C'è molta responsabilità ma c'è ancora chi non teme gli assembramenti. Gli indicatori sono da zona gialla ma non possiamo gongolare. Si può cambiare da un momento all’altro e il giallo può diventare rosso”.

I tamponi fai da te? “Saranno il futuro - afferma Zaia -. Anzi, rilancio: usiamoli per salvare il pranzo di Natale con i parenti. Da un punto di vista economico, la situazione è un disastro. Abbiamo perso 65 mila posti di lavoro, 35 mila dei quali nel turismo. Eravamo la regione con il tasso di disoccupazione più basso d'Italia, al 6,6 per cento. Avevamo un Pil di 160 miliardi. L'ultimo treno è il Recovery Fund. Se viene disperso in mille rivoli è la fine”.

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