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Cresce la tv lineare e vola lo streaming, il rapporto sull'Italia 'multischermo'

19 novembre 2021 | 14.25
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Imperiali: "Confermata la centralità della tv"

Cresce la tv lineare e vola lo streaming, il rapporto sull'Italia 'multischermo'

La tv è sempre più centrale in Italia, con l'aumento dell'audience e del tempo che gli utenti dedicano alla tv lineare e allo streaming.

È quanto emerge dal 4° Rapporto Auditel-Censis il cui titolo è, non a caso, L’Italia multiscreen: dalla Smart Tv allo schermo in tasca, così il Paese corre verso il digitale.

Crescono, in particolare, gli ascolti della tv lineare. E aumenta anche il numero di coloro che si connettono ad internet per guardare i programmi trasmessi in contemporanea sul tradizionale televisore (7 milioni e 300.000 italiani con più di 4 anni, il 12,5% del totale; nel 2019 non raggiungevano i 6 milioni: l’incremento, quindi, è del 24,6%).

Aumenta, inoltre, la domanda di film scaricabili gratuitamente da internet. E cresce, infine, tutto il segmento dei contenuti televisivi in streaming, free e a pagamento, che si possono vedere da Smart Tv o da altri schermi connessi.

Il rapporto si fonda sulla Ricerca di base Auditel: 7 cicli di indagini (wave) su un campione rappresentativo delle famiglie e degli individui che vivono in Italia, per un totale di circa 20.000 interviste annuali, realizzate direttamente nelle case e ripartite tra interviste individuali al portavoce familiare (ovvero il componente che risponde alle domande sulla famiglia e sulle fruizioni individuali) e interviste individuali a un secondo membro della famiglia (che risponde a domande sulle fruizioni individuali).

“Il 4° Rapporto Auditel-Censis conferma la centralità della TV nel processo di trasformazione del Paese in chiave digitale. C’è una crescente adesione alla banda larga, che si configura sempre più come bene di prima necessità e non più accessorio. Si registra, poi, un ulteriore aumento delle dotazioni (in particolare smartphone e Smart TV) che innalza il numero degli schermi connessi al picco di circa 120 milioni. E, infine, si confermano nuovi e sempre più radicati comportamenti di visione e nuovi mix nella scelta dei contenuti TV, generati dall’ampliamento dell’offerta free e pay”, spiega Andrea Imperiali, presidente di Auditel.

"La rinnovata centralità della tv nella quotidianità degli italiani pone anche una sfida per ripensare il ruolo del servizio pubblico. L'Autorità coglierà l'occasione della stesura delle nuove linee guida del contratto di servizio Rai Mise per fornire indirizzi che adeguino ulteriormente l'offerta dei contenuti Rai al mutato contesto economico e sociale e anche la modalità di consumo", dice il presidente dell'AgCom Giacomo Lasorella nel corso della presentazione, stamane in Senato, del quarto Rapporto Auditel Censis.

"La logica -ha osservato Lasorella- dovrebbe essere quella di coniugare la capacità della Rai di competere sul mercato, con i tradizionali compiti di svolgimento di servizio pubblico universale che devono mirare anche a recuperare quei soggetti che sono fuori da questa trasformazione".

Il rapporto è "la certificazione che la tv generalista è viva e vitale. Prima di tutto per la capacità di fare informazione e intrattenimento di qualità. A questo ha contribuito la crisi pandemica, che ha costretto milioni di italiani a casa aumentando in modo consistente la domanda di contenuti informativi e di intrattenimento", aggiunge.

Sono "mutate le modalità di fruizione dei contenuti televisivi, con una sempre maggiore possibilità di creare propri personali palinsesti on demand e non lineari", ha spiegato Lasorella. Si tratta di quel fenomeno che "il rapporto definisce come televisione fuori dal televisore, ovvero la fruizione di contenuti su device diversi dallo schermo tradizionale".

Ecco, in sintesi, le 4 principali evidenze che emergono dal Rapporto.

1. Crescono schermi e connessioni web. Gli schermi all’interno delle case sono 119 milioni e 400.000 (+6,2% negli ultimi due anni), con una media di 5 schermi per ogni famiglia. Le famiglie connesse sono il 90,2% del totale (+3,6% dal 2019). E quelle che possiedono una connessione sia fissa che mobile sono il 59,4% (+6,2%).

Nel 2021 gli apparecchi televisivi superano i 43 milioni (+1,0% dal 2019) soprattutto per effetto dell’ormai prepotente presenza di Smart Tv o dispositivi esterni collegati: sono 15 milioni e 300.000 (+46,6% negli ultimi due anni) e si pongono in sintonia sia con le nuove modalità di visione e di ascolto (ormai radicate all’interno del corpo sociale) sia con lo switch off reso necessario dal prossimo avvento del Digitale terrestre di seconda generazione.

Crescono anche gli smartphone, che sono oltre 48 milioni (+8,9% dal 2019). Così come crescono i pc collegati, che sono quasi 20 milioni, e i tablet, che sono 7 milioni e 700.000.

Quasi 4 milioni di individui, poi, utilizzano la Smart Tv per navigare sui siti internet. E i dati sulle fruizioni individuali che emergono dalla Ricerca di base Auditel confermano con nitidezza come la Smart Tv rappresenti una porta d’accesso ad internet per oltre 22 milioni di italiani, la maggior parte dei quali la utilizza per attivare le applicazioni on demand.

Tuttavia, su 15 milioni e 500.000 Smart Tv presenti nelle case degli italiani, sono 12 milioni e 300.000 quelle effettivamente connesse: 3 milioni e 200.000, invece, non sono collegate alla rete, per un totale di 2 milioni e 594.000 famiglie che hanno in casa almeno una Smart Tv, ma la utilizzano esclusivamente in modalità lineare. Come mai?

Tra loro, la stragrande maggioranza (87,4%, per un totale di 2 milioni e 267.000 famiglie) possiede sì il collegamento ad internet, però nell’85,2% dei casi è solo da linea mobile: un collegamento, quindi, più difficilmente in grado di supportare l’utilizzo in streaming della Smart Tv.

2. Cambiano le modalità di visione. La televisione resta centrale nella dieta mediatica degli italiani, ma cambiano le modalità di fruizione, sempre più individualizzate e on demand, con la costruzione da parte di ciascun componente del nucleo famigliare di un proprio palinsesto frutto della combinazione di contenuti diversi su schermi diversi e in luoghi diversi.

Oltre 4 milioni di italiani, infatti, seguono la programmazione televisiva lineare sullo smartphone (+6,3%), mentre 2 milioni e 700.000 la seguono dal pc, con una crescita del 41,1% nell’ultimo anno; e un milione e 200.000 italiani vedono i contenuti tv sul tablet.

A coloro che seguono sul web i programmi della televisione lineare si aggiungono, inoltre, coloro che usano tutti gli schermi disponibili per connettersi ad internet e costruire il proprio palinsesto fatto di contenuti on demand.

Ben 3,5 milioni di italiani, poi, scaricano film dalla rete (+33,3% nell’ultimo anno) e oltre 13 milioni guardano sulle piattaforme televisive on demand contenuti non lineari (+38,2% nel periodo considerato).

Senza contare che 24 milioni di italiani utilizzano le diverse piattaforme disponibili su internet, per lo più a pagamento (+48,4%), con una forte crescita del numero di coloro che li guardano di frequente: sono 16 milioni e 600.000 e sono aumentati dell’86,0% in un anno.

3. Una folla di esclusi e precari digitali. Sono 2 milioni e 300 mila, il 9,8% del totale, le famiglie italiane non connesse. Altre 7 milioni e 200 mila famiglie, il 29,9% del totale, hanno unicamente la linea mobile. Fra loro, circa 5 milioni si collegano solo da smartphone, un dispositivo che, evidentemente, non è in grado di supportare a sufficienza le nuove modalità di studio, lavoro e socializzazione che si stanno affermando.

Si tratta, soprattutto, di famiglie composte da soli anziani e famiglie che si trovano in una condizione di forte precarietà socioeconomica: spesso combinano la mancanza di risorse materiali con la carenza di cultura e di abilità digitali.

Il 27,0% delle famiglie che ha tra i componenti almeno uno studente e/o un lavoratore, inoltre, si collega solo da linea mobile e il 15,6% esclusivamente da smartphone, mentre 8 milioni e 400 mila famiglie italiane, il 35,1% del totale, non ha in casa né un pc né un tablet, quota che arriva al 72,8% tra quelle che si collocano su un livello socio-economico basso.

4. Milioni di televisori da rottamare. I televisori nelle case degli italiani sono 43 milioni e 100 mila. Il 96,9% delle famiglie ha almeno un televisore; 9 milioni e 200 mila famiglie (il 38,6% del totale) possiedono solo un televisore; 9 milioni e 400.000 famiglie (il 39,2%) hanno due televisori; 3 milioni e 500.000 (il 14,6%) ne hanno tre; 1 milione e 100.000, il 4,6% del totale, ha 4 o più televisori; infine, 575.000 famiglie, pari al 2,4% del totale, in cui vivono 1 milione e 260.000 individui, non possiedono né guardano la tv.

Quasi sei milioni di apparecchi (il 13,2% del totale) si possono quasi considerare oggetti di antiquariato perché acquistati più di 10 anni fa; ci sono, poi, 12 milioni di televisori per cui non è risultato possibile risalire alla data d’acquisto.

In sintesi: 27 milioni e 700 mila televisori (il 64,2% del totale), posseduti da 12 milioni di famiglie (il 51,2% del totale), oggi non sono compatibili con il Digitale terrestre di seconda generazione perché privi dello standard DVB-T2 con il nuovo sistema di codifica HEVC Main10.

Non basta. Ben 8 milioni e 400 mila apparecchi, posseduti da 3 milioni di famiglie italiane, pari al 12,8% del totale, non hanno i requisiti per il primo step, avviato lo scorso 20 ottobre, di passaggio all’alta definizione (HD).

“Il 4° Rapporto Auditel Censis si rivela, una volta di più, strumento prezioso per chi ha il compito di guidare il Paese e per il mercato, specie in questa fase di grande sviluppo e cambiamento con tutte le opportunità di crescita derivanti dal PNRR e dalla straordinaria ripartenza dell’Italia dopo i mesi difficili della pandemia”, ha detto Imperiali a margine della presentazione del Rapporto in Senato.

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