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Crisi, Galassi (Api): "Basta rinviare, serve un piano per l'Italia"

12 agosto 2015 | 16.54
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Paolo Galassi, presidente di Api
Paolo Galassi, presidente di Api

Per cambiare l'Italia non c'è bisogno di un masterplan per il rilancio del Sud, ma di un crono programma per l'intero Paese e farlo subito con il piede schiacciato sull'acceleratore. Detassare e investire in chi crea lavoro è la formula che Paolo Galassi, presidente di Api, l'associazione delle piccole e medie industrie, consiglia al premier Matteo Renzi. Nessuna ricetta magica, ma la richiesta di mettere mano a una politica industriale a medio-lungo termine.

"Basta parlare di Nord e Sud, basta pensare a dividere, serve un piano per l'Italia. Abbiamo bisogno - dice Galassi all'Adnkronos - di un cambio di passo, di una rivoluzione culturale. Occorre togliere le tasse 'stupide', alleggerire i costi indiretti che pesano sul lavoro, destinare i risparmi a chi crea lavoro. Servono regole semplici e condivise, smettere di chiedersi, davanti a una riforma, quanto durerà". Per ripartire "il Paese deve mettersi in testa che c'è bisogno di riforme: serve destinare una parte dei soldi allo sviluppo", ma occorre anche cambiare il rapporto tra banche e imprenditori, in un'Italia "oramai diventata un'oligarchia finanziaria, dove gli istituti di credito faticano a prestare denaro".

Tra tasse e difficoltà di accesso al credito, - "siamo un Paese fondato su un doppio Pil" - ci si confronta con un sindacato "fermo su concetti vecchi, sostenuto da pensionati e capace di tutelare solo chi lo è già", con pmi "che spesso a causa di questa situazione hanno paura di ingrandirsi e innovarsi" e con una politica "che preferisce lasciare le cose come stanno".

Un quadro dalle tinte oscure, ma il presidente di Api resta ottimista. "Vorrei un cambiamento delle regole istituzionali e politiche, occorre smetterla - evidenzia Paolo Galassi - di investire in azioni e attività che non hanno senso e puntare invece sulla formazione e sullo sviluppo in modo trasparente. Se non lo si fa non meravigliamoci se gli imprenditori vanno all'estero o se chi resta non riesce a essere competitivo".

Competitività "vuol dire maggiore specializzazione, non minor costo. Bisogna difendere la qualità del prodotto italiano". Per Galassi "Bisogna essere credibili" per poter avanzare rivendicazioni in Europa. "Ero un europeista convinto: credo che si debba condividere tutto a partire dalle regole, ma questo non è stato fatto. Abbiamo dato molto e preso poco, a differenza di altri, ma anche, purtroppo per noi, per l'incapacità di gestire con efficacia i fondi".

Ma non tutto è perduto per il numero uno di Api, se ci si affida a "una politica seria che ripari al più grosso errore fatto, ossia quello culturale". In questo senso Galassi condivide il pensiero di Sergio Marchionne - secondo il quale non è un delitto fallire e si deve avere la possibilità di riprovare e rischiare - ma si dice "infastidito" che lo debba sostenere l'ad di Fca. "Marchionne - ricorda il presidente di Api - è dovuto andare negli Stati Uniti, ha chi lo difende sindacalmente e il suo gruppo è stato più volte aiutato dallo Stato. Lo stimo come imprenditore, ma non ha fatto tutto bene per l'Italia".

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