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Crollo degli apprendisti nelle botteghe, in 45 anni sono quasi la metà

08 ottobre 2016 | 10.02
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Foto di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Foto di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Gli apprendisti nelle botteghe artigiane una categoria quasi in via d'estinzione: dai 721mila occupati in pieno boom economico si è scesi nel 2015 a poco più di 410mila, il 43% in meno in 45 anni. Lo segnala l'Ufficio studi della Cgia di Mestre sottolineando come nonostante un il trend altalenante, condizionato dalle crisi economiche, da quella della metà degli anni ’70 a quella più recente del 2008, l’andamento sul lungo periodo evidenzi tuttavia "un deciso calo di questa tipologia contrattuale".

Altrettanto pesante è stata la contrazione del numero degli apprendisti occupati nel settore dell’artigianato che, a partire dalla metà degli anni ‘50, ha formato professionalmente intere generazioni di giovani operai; molti di questi, è importante ricordare, sono diventati artigiani o piccoli imprenditori di successo.

Dall’inizio della crisi (2009) al 2015, ad esempio, gli apprendisti occupati nelle aziende artigiane sono diminuiti del 45%. Il più colpito dalla moria di occupazione, geograficamente parlando, resta il Mezzogiorno (-61%), seguono il Centro (-44%), il Nordovest (-43%) e il Nordest (-33%). Nell’ultima crisi che ha colpito il Paese, il calo, seppur più contenuto, invece, ha riguardato tutti i settori. Sempre tra il 2009 e il 2015, infatti, la contrazione media a livello nazionale è stata del 31%.

Per quanto concerne i settori produttivi, invece, la riduzione più importante degli apprendisti è avvenuta nelle costruzioni. Tra il 2009 e il 2015 la contrazione in questo settore è stata del 65%. Pesante anche la riduzione registrata nelle attività finanziarie (-54%), nel commercio (-34%) e nei trasporti (-33%).''Al di là della necessità di rilanciare la crescita e conseguentemente anche l'occupazione, è necessario recuperare la svalutazione culturale che ha subito in questi ultimi decenni il lavoro artigiano", commenta il coordinatore dell'Ufficio studi della CGIA, Paolo Zabeo. "E' vero che attraverso le riforme della scuola avvenute in questi ultimi anni, il nuovo Testo unico sull'apprendistato del 2011 e le novità introdotte con il Jobs act, sono stati realizzati dei passi importanti verso la giusta direzione. Ma, purtroppo, tutto ciò non basta. L'occupazione in un'azienda artigiana è spesso vissuta dai giovani come un ripiego. E' necessario, tra le altre cose, ridare dignità, valore sociale e un giusto riconoscimento economico a tutte quelle professioni dove il saper fare e la manualità costituiscono quel valore aggiunto invidiato in tutto il mondo che, purtroppo, rischiamo colpevolmente di perdere'', prosegue.

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