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Lingua italiana: Crusca, bandire inutili parole inglesi

21 settembre 2015 | 17.43
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Lingua italiana: Crusca, bandire inutili parole inglesi

"E' inutile prendersela con gli anglicismi che sono già entrati da tempo nell'uso scritto e parlato dell'italiano, perché sarebbe una battaglia inutile, una battaglia contro i mulini a vento. Un altro discorso va fatto, invece, per le parole inglesi recenti e che ancora hanno un uso ristretto e provvisorio. In questo caso sarebbe meglio evitare ogni anglicismo inutile e sostituirlo con un'adeguata parola italiana esistente". Lo ha affermato il professore Luca Serianni, ordinario di storia della lingua italiana all'università 'La Sapienza' di Roma, socio dell'Accademia della Crusca e dell'Accademia dei Lincei e vicepresidente della Società Dante Alighieri, nel corso di una lezione riservata ai giornalisti nella sede dell'Accademia della Crusca a Firenze.

Serianni ha inviato gli oltre cento giornalisti presenti nella sede della secolare istituzione chiamata a custodire la purezza dell'italiano a "un uso controllato" delle parole straniere, facendone ricorso il meno possibile, anche "per dimostrare un attaccamento alla propria lingua".

"E' dovere del giornalista - ha spiegato l'insigne linguista - scrivere con chiarezza e trasparenza e talvolta il ricorso a parole straniere settoriali non aiuta a raggiungere questi obiettivi".

Riguardo alla necessità di contrastare il profluvio di parole inglese che invade sempre più spesso i mezzi di comunicazione, l'accademico della Crusca ha detto: "Laddove l'anglicismo non si è ancora affermato, sarebbe meglio non usarlo e adoperare il sostituto italiano".

Circa l'uso di verbi come "taggare", che hanno una radice inglese, il professore Luca Serianni ha ricordato: "Va considerato un verbo italiano a tutti gli effetti, come ad esempio filmare, che pure ha un'origine in un termine inglese, ma che ormai usiamo tranquillamente sentendolo appartenere alla nostra lingua a pieno diritto. Ci sono degli anglicismi perfettamente adattati che non danno fastidio".

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