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Csm, Davigo deve lasciare: da plenum sì a decadenza

19 ottobre 2020 | 18.50
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Ma assemblea si spacca: 13 voti a favore, 6 contrari e 5 astensioni. Al suo posto Carmelo Celentano

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

Piercamillo Davigo, magistrato simbolo di Mani pulite, non è più consigliere del Csm, incarico al quale era stato eletto nel 2018 con un record di preferenze: dopo il collocamento in pensione, domani copie 70 anni, età massima per rimanere in servizio, e decade dal suo ruolo di togato. Lo ha deciso il plenum del Consiglio superiore della magistratura che però, dopo un lungo dibattito, si è spaccato votando a maggioranza, con 13 voti a favore, 6 contrari e 5 astensioni, la delibera della commissione verifica titoli che ha proposto la decadenza di Davigo sulla base della considerazione che un magistrato in pensione, che dunque non fa più parte dell'ordine giudiziario, non possa rimanere nel ruolo di consigliere a Palazzo dei Marescialli.

"La Costituzione ci impone di rinunciare all’apporto che Piercamillo Davigo, magistrato eccezionale, potrebbe ancora dare al Consiglio superiore della magistratura", ha detto il vicepresidente del Csm, David Ermini, intervenendo in plenum, non nascondendo la difficoltà di una scelta "dolorosa ma inevitabile", dato il rapporto di stima e amicizia con Davigo. E sono stati i voti dei componenti del comitato di presidenza, non solo Ermini ma anche i vertici della Cassazione, il primo presidente Pietro Curzio e il procuratore Generale Giovanni Salvi, ad essere decisivi per le sorti di Davigo. Insieme con quelli dei gruppi di Magistratura Indipendente e di Unicost, del togato indipendente Nino Di Matteo, e dei laici Filippo Donati (M5S), Emanuele Basile (Lega), Alessio Lanzi e Michele Cerabona (Fi).

Compatto contro la decadenza il gruppo di Autonomia&indipendenza, la corrente di cui fa parte Davigo, due togate di Area, Alessandra dal Moro e Elisabetta Chinaglia, e il laico M5S Fulvio Gigliotti. Mentre, come è emerso nel corso del dibattito, sono andate crescendo le astensioni: oltre ai laici Alberto Benedetti (M5S) e Stefano Cavanna (Lega), la gran parte del gruppo di Area: Giuseppe Cascini, Giovanni Zaccaro e Mario Suriano. A Davigo, che non era presente in plenum, subentrerà Carmelo Celentano, primo dei non eletti per la categoria dei magistrati di Cassazione alle elezioni del 2018.

Una questione molto complessa dal punto di vista giuridico quella della decadenza di un consigliere, tanto che la commissione verifica titoli ha fatto ricorso a un parere dell'Avvocatura dello Stato: un parere che va nella direzione della decisione poi assunta, cioè che un magistrato in pensione non possa più fare parte del Csm, perché la cessazione dall'ordine giudiziario ne comporta la decadenza. E la Costituzione, che all'articolo 104 indica la durata in carica per 4 anni per i consiglieri, richiamata da Davigo nella sua audizione davanti alla commissione, si riferisce all'organo nel suo complesso e non ai singoli componenti.

I contenuti della delibera sono stati sostenuti dalla presidente della Commissione, Loredana Miccichè, di Mi. "C'è stato un ampio dibattito ma la netta e chiara posizione di tutto il comitato di presidenza conforta le conclusioni adottate dalla Commissione senza alcuna logica di appartenenza, ma sulla base di solide argomentazioni tecniche”, ha rivendicato. A favore della decadenza si era espresso con forza anche Nino Di Matteo, secondo il quale "l'appartenenza all'ordine giudiziario è condizione imprescindibile per l'organo di autogoverno della magistratura". Quindi la permanenza di Davigo al Csm dopo il suo collocamento in pensione "violerebbe la ratio e lo spirito delle norme costituzionali".

Di parere opposto la togata di Area Alessandra Dal Moro, favorevole alla permanenza di Davigo, una posizione su cui il gruppo si è diviso. A suo giudizio "sarebbe auspicabile una presa di posizione del legislatore, o della Corte costituzionale qualora ne fosse investita. Sulla base del dato attuale di diritto positivo non sussistono i presupposti per introdurre da parte nostra una causa di decadenza". A nome di A&I contro la decadenza di Davigo è intervenuto Giuseppe Marra: "mi pare evidente che il Consiglio oggi sta votando su una questione che non ha precedenti, e che rischia di travolgere la residua credibilità dell’organo ove prevalessero ragioni politiche attraverso forzate argomentazioni - ha ammonito - anziché il rigoroso rispetto delle leggi secondo lineari percorsi interpretativi fedeli al dato testuale delle norme di riferimento".

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