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Csm, Marini: "esito referendum scontato, affluenza conferma che questione è controversa"

29 gennaio 2022 | 16.05
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Il costituzionalista: "Crisi di legittimazione e di autorevolezza della magistratura spinge verso un’amministrativizzazione del consiglio"

L'esito del referendum consultivo indetto dall'Associazione nazionale magistrati sfavorevole al sorteggio e favorevole al proporzionale "era molto scontato". Per quanto riguarda il voto sul sorteggio, "è evidente che nessun corpo elettorale può auspicare un limite dei suoi poteri di scelta, ma merita comunque un commento il risultato numerico della votazione: l'affluenza al voto di oltre il 54% degli elettori ed il sì al sorteggio di 1787 magistrati sembrano, infatti, confermare che si tratta di una questione controversa". Lo dice all'Adnkronos Francesco Saverio Marini, costituzionalista e professore di Diritto pubblico all'università di Roma Tor Vergata, che rileva: "se è vero e corretto parlare di incostituzionalità per un sorteggio integrale, non lo è per un sistema misto. Del resto, già oggi la legge limita l’elettorato passivo e nessuno ha mai dubitato della costituzionalità di quelle previsioni. Quanto al merito, il sistema del sorteggio misto è stato sperimentato, a mio avviso con successo, anche all'università, dove, per combattere il baronato, si è previsto in passato il sorteggio dei candidati e la successiva elezione".

Relativamente al risultato del secondo quesito (quale tra maggioritario e proporzionale sia il sistema preferibile per eleggere i rappresentanti delle toghe a Palazzo dei Marescialli), Marini commenta: "la vittoria netta, nel referendum tra i magistrati, del metodo proporzionale denuncia ancora oggi la forza delle correnti, perché il sistema proporzionale è quello che premia maggiormente il correntismo. A mio avviso, la scelta sul sistema elettorale del Csm non può, tuttavia, che derivare da una previa decisione sulla natura dell’organo. La Costituzione non definisce in modo netto il ruolo che deve svolgere il Csm, cioè se sia un organo solo di alta amministrazione o anche politico. È il legislatore e, dunque, la politica che deve decidere che poteri riconoscere al Csm e solo a valle si può definire quale sia il sistema più funzionale. Ad oggi, la crisi di legittimazione e di autorevolezza della magistratura spinge verso un’amministrativizzazione dell’organo, cioè verso una limitazione dei poteri politici del Consiglio". Come? "Ad esempio, introducendo limitazioni al potere normativo del Csm o all’espressione di pareri sulle proposte di legge relative alla magistratura, soprattutto là dove questi pareri non siano stati richiesti".

(di Roberta Lanzara)

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