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Libri: la verità sulle 'Streghe di Triora', pubblicati documenti inediti

29 aprile 2015 | 11.58
LETTURA: 7 minuti

Al tempo dell'Inquisizione si svolse un processo di stregoneria rimasto nella storia, quello di Triora ed ora quattro studiosi nel libro 'La causa delle streghe di Triora' pubblicano documenti inediti dei processi che si svolsero fra il 1587 e il 1618, mettono nero su bianco fatti che aprono nuovi spiragli sulla vicenda. Lo storico Paolo Portone: "Le carte della repressione antistregonesca ci restituiscono senza filtri la mostruosità di un meccanismo perfetto"

Dalla copertina del volume 'La causa delle streghe di Triora
Dalla copertina del volume 'La causa delle streghe di Triora"

Al tempo dell'Inquisizione si svolse un processo di stregoneria rimasto nella storia, quello di Triora, dove un gruppo di donne venne accusato di aver provocato la carestia che aveva colpito drammaticamente il comune ligure e di molto altro. Ora un volume-verità, scritto da quattro studiosi, si offre agli storici e ai curiosi per capire cosa sia realmente accaduto a Triora in quel periodo, grazie alla conoscenza diretta dei documenti dei processi. Il titolo parla chiaro: 'La causa delle streghe di Triora. I documenti dei processi. 1587 - 1618', a cura di Alfonso Assini, Paolo Fontana, Gian Maria Panizza, Paolo Portone, edito da Pro Triora Editore, la Pro Loco del paese in provincia di Imperia, che ha voluto investire in prima persona sulla pubblicazione.

Come spesso accade la storia si intreccia al vissuto personale ed infatti l'interesse di uno degli autori, Paolo Portone, per questa antica e tragica vicenda nasce dalla sua infanzia: "Mia nonna materna mi narrava delle tregende all’ombra del magico Noce di Benevento e dei prodigiosi poteri delle streghe. Poteri grazie ai quali potevano trasformarsi in gatti ed in altri animali o volare nella notte profonda a cavallo di una granata (scopa, ndr) per recarsi a ballare e banchettare ogni giovedì".

"Con il tempo le paure per queste leggendarie figure che aveva turbato a lungo la serenità dei miei sonni infantili si sono trasformate in curiosità fino a quando, durante gli anni dell’università, ho avuto modo di imbattermi in un testo che ha mutato profondamente la mia opinione nei riguardi delle mostruose creature dell’infanzia", racconta Portone che presenterà il volume a Roma l'8 maggio prossimo, presso la libreria Aseq, da oltre trent’anni punto di riferimento studiosi, ricercatori e curiosi di Roma e d’Italia, interessati ad approfondire argomenti generalmente trascurati dall’editoria mainstream.

Le carte della repressione antistregonesca ci restituiscono senza filtri la mostruosità di un meccanismo perfetto

"Mi riferisco - spiega Portone, professore di Storia, studioso, ricercatore e direttore scientifico del Centro Insubrico di Ricerche Etnostoriche - all’ancora oggi fondamentale opera di Hugh Trevor Roper 'Protestantesimo e trasformazione sociale'. Fu grazie al saggio dello storico inglese che presi coscienza del tremendo meccanismo che portò prima alla creazione della figura assolutamente moderna della strega diabolica, adoratrice di Satana, e poi alla sua 'scoperta' attraversò la tortura e gli interrogatori suggestivi nelle confessioni perlopiù di donne, in molti casi detentrici informali di carisma e operatrici della medicina magica tradizionale".

Così Paolo Portone, deciso ad andare fino in fondo sui tragici eventi che hanno segnato la storia della donna, ha scelto di far parlare le carte dei processi: "Partire dai documenti è il lavoro precipuo dello storico, ma se da un lato la caccia alle streghe non può essere compresa solo attraverso i documenti di chi quella persecuzione architettò e attuò nel corso di tre secoli, è altrettanto vero che le carte della repressione antistregonesca ci restituiscono senza filtri interpretativi la mostruosità di un meccanismo perfetto che una volta messo in moto e individuata la vittima non lasciava ad essa alcuno possibilità di scampo, proprio per le modalità in cui si svolgeva, cioè quelle specifiche di un processo contro un crimen exceptum, di un reato eccezionale che doveva essere celebrato nel più breve tempo possibile e senza alcuna remora nei confronti degli imputati che,ricordiamo, secondo il diritto dell’epoca,erano colpevoli fino a prova contraria".

Il processo coinvolse trentatré persone e conobbe diverse fasi

Ma cosa rivela l'insieme dei documenti? "E’ difficile riassumere in poche battute la complessità di un processo durato dall’estate del 1588 all’autunno del 1588 (sebbene alcuni imputati fossero ancora in attesa di giudizio definitivo ancora nell’estate del 1589), che vide coinvolte trentatré persone e che conobbe diverse fasi", osserva Portone.

"Una prima fase condotta dai vicari dell’Inquisizione del Vescovo, una seconda affidata a un giudice inviato da Genova, infine una terza, che vide l’istruttoria avocata a Roma, direttamente sotto la supervisione della Congregazione del Sant’Uffizio. Certo è che quanto accaduto a Triora, compreso il caso diplomatico sfiorato tra Genova e Roma, con molta probabilità segnò una svolta nella lotta contro la superstizione e nella repressione del crimine di stregoneria diabolica, contribuendo al consolidamento in seno alla Chiesa di un atteggiamento ispirato a prudenza e moderazione che portò alla fine dei roghi nel nostro paese, almeno di quelli ordinati dai tribunali di fede".

"In realtà - evidenzia Portone - sarebbe più opportuno parlare di una tappa del processo, avviatosi sia pure in modo non lineare, tra conflitti giurisdizionali e dispute teologiche nel trentennio 1560-1590 e culminato agli inizi del XVII secolo (dopo la sconfitta della minaccia protestante e il trionfo della Controriforma) con la pubblicazione della Instructio pro formandis processibus in causis strigum, sortilegiorum et maleficorum (ca 1620).

Nell’arco alpino, proprio un secolo prima, aveva preso forma lo stereotipo della strega diabolica

Il caso triorese, racconta Portone, è stato indicato da alcuni studiosi come esempio della "sostanziale estraneità dei tribunali di fede cattolici dalla ondata demonopatica che sconvolse l’Europa occidentale in età moderna a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, che a loro dire sarebbe dipesa principalmente dall’intransigenza protestante e dalla ferocia dei tribunali secolari. Tuttavia quando il commissario Scribani in una sua lettera inviata a Genova, invocava una seria inquisizione, come non se ne vedevano a Triora ormai da un secolo, egli si rifaceva consapevolmente a una tradizione antistregonesca che nel borgo ligure affondava le sue radici con molta probabilità nel passato".

"Nell’arco alpino, proprio un secolo prima del processo - fa sapere lo storico - soprattutto nel suo versante nord occidentale, aveva preso forma lo stereotipo della strega diabolica, adepta di una nuova setta ereticale, frutto della ripresa di vecchie accuse (quella dei riti osceni e 'homicidiari' a 'lumi spenti') e della rielaborazione in chiave diabolizzante di antiche credenze 'pagane', operata congiuntamente da inquisitori e demonologi appartenenti spesso allo stesso Ordine religioso (domenicano), impegnati in questa area dal XIII secolo nella repressione della dissidenza religiosa (catara,valdese, dolciniana)".

"A loro si deve infatti la riscoperta del magico folklorico in una luce diversa rispetto al passato, la rilettura e riclassificazione di antiche credenze e tradizioni precristiane in una cornice negativa, propedeutica alla loro successiva repressione. Un ruolo fondamentale nella diffusione della credenza - sottolinea Portone - lo ebbero anche alcuni predicatori dell’Ordine francescano, in particolare Bernardino da Siena, di cui esiste una chiesa a lui intitolata a Triora, a ricordo di un suo probabile o forse leggendario passaggio, e al cui interno è possibile ancora oggi ammirare un affresco, una delle primissime testimonianze, quattrocentesca per l’appunto, della moderna eresia delle streghe posta accanto, nello stesso calderone infernale, a quella più antica dei Catari (famoso movimento ereticale medievale, ndr) ".

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