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Mostre: 'Omaggio a Igor Mitoraj' dalla Galleria Contini a Venezia

30 aprile 2015 | 15.05
LETTURA: 3 minuti

Un'esposizione della Galleria Contini che dà spazio a pregiate produzioni storiche, oltre a produzioni contemporanee in bronzo e marmo impreziosite da patine colorate per rendere omaggio, appunto, ad un artista che ha segnato la storia dell'arte coniugando l’idea della compostezza e degli equilibri classici con un profondo senso di interiorità e di serenità spirituale

Igor Mitoraj - Bocca Bianca - 2005 - Marmo di Carrara
Igor Mitoraj - Bocca Bianca - 2005 - Marmo di Carrara

La Galleria d’arte Contini presenta nella propria sede a Venezia la mostra 'Omaggio a Igor Mitoraj'. Un'esposizione che dà spazio a pregiate produzioni storiche, oltre a produzioni contemporanee in bronzo e marmo impreziosite da patine colorate per rendere omaggio, appunto, ad un artista che "ha segnato la storia coniugando l’idea della compostezza e degli equilibri classici con un profondo senso di interiorità e di serenità spirituale".

Igor Mitoraj, sottolinea la Galleria Contini, "è l’artista che ha fatto rivivere, attraverso la poetica del frammento, il fascino dell’arte classica con i suoi grandi miti ed eroi. I protagonisti della mitologia greca e romana giungono nel mondo contemporaneo bendati, mutili, acefali e frammentari, una frammentarietà che è però ben lontana dall’apparente idea di incompiutezza. I suoi Ikaro, Ikaria, Eros e Osiride sono infatti intrisi da una profonda identità il cui fascino è senza tempo. Una sapiente modellazione del marmo, del bronzo e della pietra traspare in tutta la sua produzione scultorea sin dalla scoperta del marmo avvenuta a Pietrasanta, in Toscana, nel 1979".

La lettura della tradizione classica, evidenzia inoltre, "non costituisce un banale 'ritorno al classico' dal quale egli stesso ha affermato di discostarsi essendo, con la sua arte, pienamente partecipe di una modernità che avverte la lontananza irrimediabile rispetto al passato. Egli infatti coniuga l’estetica del frammento con i turbamenti formali del surrealismo più visionario ed illustrativo".

Da sempre influenzato da culture lontane e diverse, dal fascino dell’arte azteca in Messico al sublime del mondo classico in Grecia, l’artista "ha creato degli eroi moderni con i loro frammenti indecifrabili, i visi bendati, i torsi corazzati, gli occhi dalle orbite vuote e le teste tagliate o addormentate".

La presenza di finestre all’interno dei busti statuari sembra quasi voglia sottolineare "l’esistenza di un legame, un filo conduttore indissolubile, tra il passato ed il presente. L’eroe del mondo antico giunto mutilo sino ai nostri giorni rappresenta l’archetipo dell’antichità ed è testimone dell’inesorabile scorrere del tempo e di quella decadenza dei costumi e della moralità che lo porta ad essere spesso un eroe bendato".

In tutta la sua produzione scultorea, fa notare la Galleria Contini, si evince "una sottile malinconia, sottesa alle forme e alle patine, che lo spettatore sensibile non può non percepire, egli stesso è coinvolto in questo spettacolo al quale l’artista non cerca di dare delle risposte ma al contrario suscitare continui interrogativi".

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