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Mostre: Autoritratto di Leonardo per la prima volta ai Musei Capitolini

22 giugno 2015 | 18.34
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L'autoritratto di Leonardo da Vinci
L'autoritratto di Leonardo da Vinci

Enigmatico, affascinante, bellissimo. L' 'Autoritratto' di Leonardo da Vinci, il disegno più conosciuto al mondo, sarà al centro di un'esposizione che porta per la prima volta nella Capitale il capolavoro della maturità dell'artista, parte della ricca collezione grafica italiana e straniera dei secoli XV-XIX della Biblioteca Reale di Torino, acquistata da re Carlo Alberto nel 1839 dall'antiquario Giovanni Volpato. Da domani al 3 agosto, l'autoritratto, insieme ad altri 12 disegni autografi di Leonardo, sarà esposto a Palazzo Caffarelli - Musei Capitolini.

"È un evento eccezionale - spiega Claudio Parisi Presicce, sovrintendente capitolino ai Beni Culturali - perché il disegno, che ha una certa fragilità, non si era mai allontanato da Torino". "L'autoritratto di un Leonardo anziano, dallo sguardo profondo, è un'opera invidiata da molti - aggiunge Pietro Folena, presidente dell'associazione culturale MetaMorfosi - che qualcuno ha impropriamente definito come la sindone laica. Per portarla qui è stato necessario fare sistema, con la speranza che i turisti colgano quest'opportunità irripetibile, perché non tornerà più a Roma".

In tre sezioni espositive i visitatori, prima di ritrovarsi a tu per tu con lo storico ritratto, potranno rileggere gli avvenimenti più importanti della vita dell'artista, le vicende controverse e affascinanti che accompagnarono l'opera nei secoli e le caratteristiche della tecnica a 'sanguigna' utilizzata da Leonardo. Grazie alla presenza di supporti multimediali, l' 'Autoritratto', di soli 33 x 22 centimetri, verrà raccontato anche attraverso tre documenti audiovisivi messi a disposizione da Rai Teche e dall'Istituto Luce.

"Nessuno può sottrarsi allo sguardo dell'Autoritratto di Leonardo"

"Nonostante i dibattiti sulla sua natura, la storia del ritratto suscita sempre un certo interesse - precisa Giovanni Saccani, direttore della Biblioteca Reale di Torino - perché ancora non sappiamo come l'antiquario Giovanni Volpato sia stato in grado di mettere insieme la sua collezione da oltre 1800 pezzi ma, sul finire della seconda guerra mondiale, l'opera fu sottratta alla cupidigia dei nazisti e nascosta per qualche tempo proprio a Roma. Dopodiché, il disegno è tornato a essere 'esposto' nel caveau della biblioteca. Anche lì nessuno può sottrarsi al suo sguardo".

Per arrivare a Roma ed essere esposto ai Musei Capitolini, il capolavoro del genio italiano ha viaggiato su un 'Frecciarossa'. Dalla Reale Biblioteca di Torino fino alla sede dell'Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario (ICRCPAL), dove è stato sottoposto ad alcuni interventi diagnostici, il trasporto si è svolto in condizioni di sicurezza eccezionali, garantite dalla collaborazione e dalla presenza dell'Arma dei Carabinieri, che ha costantemente sorvegliato.

La mostra dedicherà inoltre la dovuta attenzione all'approfondita campagna diagnostica eseguita per la prima volta nel 2012 con l'ausilio di tecniche e strumenti non invasivi. Un'occasione, alla luce dei risultati emersi, per valutare con precisione l'attuale stato di conservazione dell'opera. "Inamovibile dal caveau dopo le valutazioni compiute negli anni Novanta - racconta Maria Cristina Misiti, direttore dell'ICRCPAL - ma l'assunzione di responsabilità da parte di molti ha infranto un tabù. È stata un'impresa audace e coraggiosa portare il ritratto nella Capitale".

Gli specialisti dell'ICRCPAL hanno rimosso dal disegno larve, tracce di insetti e inquinamento

"L'Autoritratto - continua la Misiti – è un 'malato grave', perciò è importante che tutto funzioni come un orologio svizzero". Prima dell'esposizione al pubblico, gli specialisti dell'istituto hanno definito una sorta di 'road map' capace di indicare i criteri e le procedure da adottare per la definizione di un progetto conservativo, intervento che, agli occhi della comunità scienziati, restauratori, storici dell'arte e conservatori, appare come la via più efficace per dare un orizzonte certo alla salvaguardia del disegno.

Le indagini degli specialisti dell'ICRCPAL si sono focalizzate sul monitoraggio del 'foxing', confrontando la mappatura delle macchie con i dati del 2012; sull'ispezione della morfologia della superficie, valutando se anche il 'recto' del foglio riservasse eventuali sorprese; sulla verifica delle ipotesi per la pulitura del disegno. "Abbiamo effettuato - spiega la Misiti - il primo trattamento conservativo moderno mai fatto, a secco, rimuovendo delicatamente a mano larve, tracce di insetti e inquinamento, poiché l'opera è stato esposta per un trentennio senza vetro all'aria aperta e alla luce".

"Gli esami svolti dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) hanno dato risultati confortanti - continua la Misiti - perché la carta non avrebbe subito moltiplicazioni dalle rilevazioni del 2012, ma la spettroscopia Raman ha segnalato un degrado della cellulosa". La carta sulla quale è rifratta l'effige del maestro in veneranda età, fabbricata con fibre di canapa e lino e con alcuni frammenti di lana colorata, è compatibile con una datazione compresa fra la fine del '400 e l'inizio del '500. Gli esami hanno infine evidenziato, sul perimetro del foglio, anche la presenza di un rinforzo, segno di un 'antico' restauro su cui è necessario indagare.

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