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Arte: il territorio è 'Questione d'appartenza', progetto napoletano di Tibaldi

22 agosto 2015 | 13.55
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Eugenio Tibaldi
Eugenio Tibaldi

Eugenio Tibaldi, artista torinese che ha scelto di lavorare e vivere a Napoli, al Parco della Biodiversità di Catanzaro ha raccontato, all'Adnkronos, il suo progetto dal titolo 'Questione d'appartenza' a cura di Fabrizio Tramontano, cui hanno partecipato anche gli studenti del Liceo-Ginnasio G.B. Vico di Napoli.

La sua ricerca, incentrata sull'informalità, invade abbondantemente il campo dell’architettura aprendo prospettive di ricerca contemporanee per dare forma a opere di natura collaborativa e di dimensione monumentale. Partendo dal suo interesse per le 'dinamiche informali' che agiscono sul paesaggio socio-economico di centri e periferie, l'artista si concentra sul centro storico di Napoli, cuore pulsante della città.

Il laboratorio, parte integrante del progetto, che Tibaldi ha svolto con gli studenti, prevedeva delle uscite nelle aree assegnate per le vie della città, in cui i ragazzi, dovevano realizzare degli scatti con i loro smartphone. Successivamente Tibaldi ha eseguito una selezione di tutte le immagini, dividendo le foto secondo tipologie relative a elementi architettonici\decorativi, funzionali o della comunicazione sociale, spesso realizzati con soluzioni appunto 'informali' nel tessuto edilizio del centro storico di Napoli.

Edicole, porte di accesso alle abitazioni direttamente su strada, finestre al piano terra, cassette per le lettere, stendi-panni, tubi, condizionatori e inoltre insegne, graffiti e necrologi sono stati riassemblati dall'artista in tre grandi arazzi\velari di carta testimonianza di un modo di vivere ed un sistema valoriale fortemente connotato in un contesto di appartenenza.

"Ormai da 15 anni mi dedico all'informalità e in questo ultimo progetto su Napoli ho deciso di concentrarmi sul centro storico - dichiara l'artista -L'informalità significa anche qualcosa che si muove per regole diverse e Napoli è questo. Si tratta di un progetto, che ho quasi completato e che verrà presentato all'inizio del nuovo anno, con 40 studenti, con cui insieme abbiamo realizzato più di 20.000 scatti, immagini dei vicoli del centro storico, con l'intento di bloccare tutte quelle che sono le micro illegalità compiute quotidianamente, per rimodellare le istanze di vita del centro città".

L'artista una volta terminato il progetto su Napoli, ha già in mente di spostarsi per una nuova ricerca tutta 'all'italiana': "Parlare di informalità per me significa studiare il contemporaneo, dar voce a un numero di popolazione sempre crescente. Ora sono molto concentrato su questo progetto, poi mi sposterò in un'altra città italiana per un'altra ricerca, molto, molto interessante, un lavoro che parte dalle basi storiche degli anni 50' e arriverà fino ad oggi, ma non dico nulla perché è tutto in divenire".

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