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Mostre: Roma, quattro progetti della 'Fabrica' del presente al Museo in Trastevere

21 dicembre 2015 | 20.12
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Una delle fotografie esposte alla mostra - Marco Pavan/Fabrica
Una delle fotografie esposte alla mostra - Marco Pavan/Fabrica

E’ la transizione il filo conduttore della collettiva La Fabrica del presente. Fino al 24 gennaio Fabrica, centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton Group, porta al Museo di Roma in Trastevere quattro progetti, frutto del lavoro di giovani autori, diversi per formazione e provenienza. Il passaggio, la transizione da uno stato a un altro, in un racconto multiplo che si muove sui confini dei luoghi e delle cose fornendone un’immagine inedita, sono i temi al centro della mostra.

Quattro le sezioni: 'Night (e)scapes. From light to darkness' di Martina Cirese, Geremia Vinattieri e Christian Coppe 'Lipadusa. From sea to land' di Calogero Cammalleri, 'Iranian living room. From private to public' di vari fotografi iraniani e infine 'Miracle Village. From judgement to absolution' di Sofia Valiente.

Il primo è un progetto multimediale che unisce fotografia, musica e motion design in un viaggio notturno attraverso alcuni dei posti più suggestivi d’Italia, puntando non solo sulle immagini ma anche sui suoni registrati in loco e rielaborati elettronicamente. L’Italia è il Paese con il più grande patrimonio artistico e culturale al mondo, primato riconosciuto anche dall’Unesco. Il viaggio dei tre giovani ricercatori di Fabrica unisce a mete note, come Venezia e Napoli (cercandone però i luoghi più nascosti tra le isole o le catacombe del III secolo), altre meno familiari come l’ecomuseo della Pietra da Cantoni nelle Langhe e le città di Matera e Craco. Ognuno di noi, che abbia o meno visitato questi posti, li associa a delle immagini. Quasi impossibile averne in mente il suono. Eppure ciascuno di essi è popolato di rumori, sussurrati o esplosi, ripetuti o unici, cadenzati o disordinati.

Il secondo progetto è una ricerca fotografica sull’identità dell’isola di Lampedusa, Lipadusa per i suoi abitanti. Divenuta suo malgrado sinonimo di migrazione, di tragedie in mare, di disperazione e miseria, Lampedusa si presenta in questa mostra nella sua veste più autentica e profonda, quella di isola e non quella di mare divenuto cimitero. Cammalleri, anch’egli migrante (partito a tre anni con la sua famiglia dalla Sicilia per la Germania), è ritornato nella sua terra dopo diciassette anni a cercare le proprie origini. Geograficamente già Africa ma politicamente ancora Italia, Lampedusa vive una dimensione non solo isolana ma isolata, di confino o confine, di sogno e solitudine. Le fotografie di Cammalleri ritraggono lo scorrere della vita di pescatori, bambini e animali di Lampedusa; impressioni oniriche, attimi colti in bianco e nero, sfocati nella trasfigurazione di una realtà che diventa senza tempo.

Quindici fotografi iraniani, scelti dal direttore dell’area Editorial di Fabrica Enrico Bossan, hanno raccontato con occhi discreti e incondizionati il salotto di casa iraniano, spazio fisico e metaforico nascosto agli sguardi dei media internazionali e dello stato locale. Abituati come siamo a un’osservazione guidata, sempre controllata dell’Iran, con 'Iranian Living Room' possiamo entrare nelle case delle persone e, quindi, nella pancia del Paese.

Disparità religiose, differenze e similitudini culturali, dualità nell’abbigliamento, solitudine e convivialità, clandestinità, queste e molte altre situazioni prendono forma nei delicati scatti dei giovanissimi fotografi che raccontano stanze segrete e inaccessibili ai giudizi degli altri, dove effettivamente si svolge la vita.

A chiudere la mostra c'è il lavoro vincitore del primo premio della sezione 'Stories, Portraits' del Word Press Photo. Una ricerca delicata su un tema difficile: la vita dei sex offender al termine della pena. In Florida vigono leggi che impediscono alle persone condannate per reati sessuali nei confronti di minori di vivere a meno di 300 metri da una scuola, da un asilo, da un parco o da un’area giochi, limite che in alcune città è stato portato fino a 750 metri e al quale sono state aggiunte le piscine, le fermate dell’autobus e le biblioteche.

Difficile trovare posti così che non siano sotto un ponte, o sotto un cavalcavia dell’autostrada. 'Miracle Village' è una cittadina fondata da un ex detective privato divenuto pastore evangelico che consente ai sex offender una vita 'dignitosa'.

Ne ospita un centinaio, diversi per età, appartenenza sociale ed etnia, tutti accomunati dal peso e dalle conseguenze del portarsi addosso questa etichetta. Per oltre un anno, Sofia Valiente, americana di origini argentine, ha seguito la vita dei residenti del villaggio, ha stretto amicizia e ha condiviso con loro il senso di alienazione, solitudine e le difficoltà della riabilitazione. 'Miracle Village' racconta le storie di dodici di queste persone: ne segue il viaggio dalla colpa, il peccato, all’espiazione attraverso l’isolamento e il miraggio di un reinserimento sociale.

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