cerca CERCA
Venerdì 19 Aprile 2024
Aggiornato: 22:47
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Diritto d'autore, Corte Ue: "Decreto Bondi contrario a norme europee"

22 settembre 2016 | 18.39
LETTURA: 4 minuti

(Xinhua)
(Xinhua)

Il decreto Bondi del 2009, relativo al diritto di copyright è, per certi aspetti, contrario al diritto dell'Ue. Lo stabilisce una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, relativa a una causa che vede opposte otto società, tra cui Microsoft, Hp, Telecom Italia e Samsung, da un lato, e la Siae, il Mibac e altri enti dall'altro.

Dopo l'adozione, in Italia, del decreto Bondi del 2009 relativo al diritto di copyright, otto società produttrici, importatrici o distributrici di strumenti tecnico-informatici di riproduzione privata di fonogrammi e videogrammi, e in particolare Nokia Italia (cui è subentrata Microsoft Mobile Sales International Oy), Hewlett-Packard Italiana, Telecom Italia, Samsung Electronics Italia, Dell, Fastweb, Sony Mobile Communications e Wind Telecomunicazioni hanno fatto ricorso al Tar del Lazio per chiedere l'annullamento del decreto e dell'allegato tecnico, sostenendone la contrarietà alla legislazione europea. Venivano chiamati in causa anche gli enti rappresentativi degli autori, tra cui la Siae.

Dopo un primo rigetto della domanda da parte del Tar nel 2012, le società hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato, che ha sollevato una questione pregiudiziale davanti alla Corte di Giustizia Ue, per chiarire i dubbi di compatibilità della legislazione italiana rispetto a quella europea, in particolare rispetto alla direttiva 2001/29 sull'armonizzazione di alcuni aspetti del diritto d'autore e dei diritti connessi nella società dell'informazione.

I sospetti di contrarietà al diritto Ue sono sorti, in particolare, su aspetti concernenti l’"equo compenso per copia privata", che consiste in un indennizzo forfettario garantito agli autori di opere dell’ingegno, posto a carico delle società produttrici, importatrici o distributrici di dispositivi o macchinari che consentono la registrazione di un numero indeterminato di fonogrammi e videogrammi.

L'indennizzo mira a compensare il presumibile pregiudizio derivato agli autori dalla riproduzione delle opere, a fini privati, da parte degli acquirenti dei dispositivi o macchinari. Sul prezzo dei dispositivi o macchinari, quindi, viene calcolata una percentuale che le imprese interessate debbono pagare alla Siae a titolo di "equo compenso per copia privata". La questione pregiudiziale ha riguardato non uno, bensì diversi aspetti della normativa italiana.

In particolare, la Corte ritiene che siano in contraddizione con la direttiva europea tre punti: la previsione dell’equo compenso anche in relazione a dispositivi chiaramente non destinati ad uso privato; l'affidamento alla contrattazione tra imprese produttrici, distributrici o importatrici, da un lato, e la Siae, dall’altro, della scelta se esentare ex ante le prime (e in quale misura) dal pagamento dell’equo compenso; la possibilità di rimborso dell’equo compenso esclusivamente a favore degli utilizzatori finali.

Scrive la Siae in una nota: "La sentenza di oggi della Corte di Giustizia non mette in alcun modo in discussione la legittimità della copia privata né mette in discussione l'intero decreto Bondi o la correttezza dell'operato di Siae. La Corte di Giustizia ha ritenuto che fosse incompatibile con la direttiva Europea esclusivamente un articolo (art. 4) dell'allegato tecnico del cosiddetto decreto Bondi del 30 dicembre 2009 (per una parte, quindi, squisitamente tecnica e limitata negli effetti)".

"L'incompatibilità - continua la Siae - in particolare, discende dall'assenza nella disciplina della copia privata (per il resto confermata e rafforzata) di criteri predeterminati che indichino i casi di esenzione ex ante e cioè i casi in cui debba certamente riconoscersi (ex ante appunto) un utilizzo dei device manifestamente estraneo alla copia privata".

"Si tratta - afferma la Siae - di una decisione che Siae ovviamente rispetta e saluta con favore, posto che la fissazione di criteri ancora più precisi non potrà fare altro che rendere più agevole il lavoro di chi, come Siae, opera nell'esclusivo interesse di autori, editori e degli stessi interpreti esecutori che giustamente ricevono, anche per il mezzo della copia privata, il legittimo compenso del proprio lavoro".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza