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La città futurista di Sant'Elia alla Triennale di Milano

21 novembre 2016 | 15.08
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Particolare di un disegno di Antonio Sant'Elia
Particolare di un disegno di Antonio Sant'Elia

'Il futuro delle città' secondo l'architetto ed esponente futurista Antonio Sant'Elia (Como, 30 aprile 1888 – Monfalcone, 10 ottobre 1916) è il titolo e il tema della mostra che aprirà i battenti alla Triennale di Milano venerdì e sarà visitabile fino all'8 gennaio 2017. Un allestimento promosso dalle Soprintendenze Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Milano e di Como, dal Comune di Como e dalla Triennale di Milano, per celebrare nel centenario della sua morte l’autore del Manifesto dell’Architettura Futurista, pubblicato nel 1914. Le straordinarie visioni e prefigurazioni della città futura disegnata da Sant’Elia hanno anticipato forme che solo l’avvento del XXI secolo ha visto realizzate. Da Renzo Piano alle modellazioni di MVRDV (lo studio di architettura e progettazione urbana di Rotterdam fondato nel 1993 da Winy Maas, Jacob Van Rijs e Nathalie De Vries), di Steven Holl, di Vincent Callebaut, di MAD architects o del recentissimo Google North Bayshore di BIG, Sant’Elia si conferma, a un secolo dalla sua tragica morte durante la Grande Guerra a soli 28 anni, come fonte inesauribile di ispirazione.

La mostra in Triennale si rivolge ad un pubblico più vasto rispetto a quello specialistico degli architetti e ha lo scopo di far conoscere l’opera di Sant'Elia. A Milano, per la prima volta, sarà esposto un considerevole corpus di disegni originali, provenienti dalla Pinacoteca di Como e da collezionisti privati, relativi alla Città Nuova, progetto di una grande città del futuro, al quale il giovane Sant’Elia iniziò a lavorare già dall’aprile 1914. Il corpus è un nucleo di opere inizialmente pensato per la mostra del gruppo Nuove Tendenze che venne allestita nelle sale della Famiglia Artistica Milanese in via Agnello, a Milano. Poco per volta, ispirandosi anche ai più avanzati artisti dell’Art Nouveau, ma senza mai perdere il contatto con la realtà coeva, Sant’Elia articola sulla carta un puzzle di moduli urbani, in cui le connessioni – i ponti, i passaggi coperti, passerelle – hanno lo stesso rilievo di case, piazze e stazioni.

La Città Nuova, ribattezzata in seguito Città Futurista, è interamente innervata dall'elettricità che alimenta veicoli su rotaie, sospinge i montacarichi e i tapis roulants, accende lampade e scritte pubblicitarie: una metropoli che vive elettricamente, un enorme alveare dove il movimento della massa abitativa è costante. La mostra ideata da Alessandra Coppa, Maria Mimmo, Valentina Minosi ripercorre la breve vicenda umana e professionale di Sant’Elia articolandosi in tre sezioni. La prima, a cura di Ornella Selvafolta, è dedicata al contesto della formazione di Sant’Elia. All’inizio del XX secolo, Milano è in piena trasformazione edilizia e urbanistica, inserita nella rete delle comunicazioni internazionali e all’avanguardia nello sviluppo industriale e della cultura tecnologica. I processi dinamici e di rinnovamento che qui si verificano, nonostante la crisi economico e sociale di fine Ottocento, creano un clima favorevole alla percezione della modernità da parte di Sant’Elia e degli altri artisti futuristi.

La seconda sezione, a cura di Alberto Longatti , raccoglie 40 disegni originali, provenienti dalla Pinacoteca Civica di Como e da diverse collezioni private, esposti secondo le diverse funzioni che danno corpo all’idea di città di Sant’Elia. Centrali, ponti, stazioni, edifici multipiano risuonano nella grafica veloce e stilizzata che completa gli sfondi delle sale centrali dove trovano posto anche una serie di modelli realizzati dagli studenti del Politecnico di Milano. La terza sezione, a cura di Fulvio Irace e Matteo Agnoletto, apre invece alla eredità diretta e indiretta della produzione di Sant’Elia nell’immaginario urbano del XX secolo e sui nuovi scenari del XXI. Il filo conduttore è il legame forte con la città di Milano, la metropoli di oggi, la città che sale, che corre, che è piena di energie: è essa stessa la realizzazione delle visioni di Sant’Elia. La stanza si chiude con un’installazione totem di Alessandro Mendini, ultimo ed esplicito omaggio al maestro comasco.

La mostra della Triennale ha inoltre un prologo nella mostra allestita a Como presso la Pinacoteca Civica dal titolo 'Antonio Sant’Elia. All’origine del progetto' (25 novembre 2016 – 26 febbraio 2017). Si tratta a tutti gli effetti di una sezione zero che introduce alla ricerca di Sant’Elia raccogliendo una selezione di disegni realizzati nel 1913 che documentano come l’architetto abbia programmaticamente individuato gli elementi architettonici semplici che avrebbero contribuito alla definizione di soluzioni espressive complesse. La successione dei disegni consente inoltre di comprendere come gli elementi primari si compongano a definire strutture architettoniche, e quindi edifici, di varia complessità che rappresentano forme architettoniche pure all’origine del progetto della sua Città nuova. Per illustrare plasticamente questo lavoro, i disegni sono accompagnati da modelli tridimensionali, eseguiti per l’occasione e che hanno fornito occasione per indagare e esplicitare visivamente tale ricerca.

La mostra alla Triennale e la mostra di Como si inseriscono in un più generale e articolato programma di celebrazioni che avrà altri momenti significativi nel Convegno internazionale dal titolo 'Antonio Sant’Elia e l’architettura del suo tempo' promosso dall’Università e dall’Ordine degli Architetti di Firenze che si terrà nel capoluogo toscano il 2 e 3 dicembre 2016, e nella mostra presso l’Ordine degli Architetti di Como. Quest’ultima promuove una rilettura del progetto del Monumento ai Caduti di Como, attraverso cortometraggi e brevi saggi. L’iniziativa intende indagare le vicende che hanno portato alla costruzione del Monumento, a partire da uno specifico disegno di Sant’Elia, passando per i primi studi di Prampolini per giungere al progetto di Attilio e Giuseppe Terragni, raccontando questo originale episodio architettonico ed artistico, che ha saputo unire la corrente del futurismo a quella del razionalismo attraverso un’icona che caratterizza ancora oggi la fisionomia del panorama comasco.

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