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Libri: in 'Da che parte stai?' gli States tra storia e canzoni popolari

17 gennaio 2017 | 16.18
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Libri: in 'Da che parte stai?' gli States tra storia e canzoni popolari

Un racconto degli Stati Uniti d'America attraverso le canzoni popolari che ne hanno scandito e accompagnato lo sviluppo. Un lungo percorso che parte dalle prime comunità approdate nel Nuovo Mondo fino agli ultimi passaggi della storia americana. Il tutto seguendo le lotte, le conquiste e le sconfitte della working class. E’ 'Da che parte stai? Immigrazione, lavoro, guerre!', il saggio scritto dal musicista e polistrumentista Mariano De Simone e pubblicato da Tempesta editore.

Nel suo lavoro De Simone rilegge la storia degli Stati Uniti utilizzando come fil rouge le pagine scritte dalle classi popolari non garantite. Gli emarginati e gli esclusi che, spiega, hanno molto da insegnare. E che possono contribuire a disegnare un quadro per certi versi inedito della superpotenza a stelle e strisce. I testi delle canzoni sui quali si concentra De Simone svelano infatti "una storia che non si incentra sui governi ma sui movimenti di resistenza popolari".

Il ritratto che affiora è quello di una paese, spiega all’Adnkronos De Simone, che è stato consulente musicale di Martin Scorsese per il film ‘Gangs of New York’, "tutto da scoprire, ben al di là dell’immagine consolidata e veicolata dai media. Lotte e conquiste sono dei temi che spiegano bene il mio lavoro. Lotte e conquiste perché gli Stati Uniti - racconta De Simone - sono da sempre impegnati in lotte senza quartiere anche se va specificato che la realtà di quel paese è molto diversa dalla realtà italiana".

"L’americano medio - evidenzia De Simone - è più sensibile a risolvere le cose in modo personale senza basarsi su strutture, come quelle sindacali, che pure ci sono e funzionano". C'è da aggiungere che, comunque, "l’americano medio si sente in grado di cavarsela da solo. Ma quando si sono mosse le masse del mondo operaio americano hanno ottenuto quello che volevano".

"Basti pensare - sottolinea l'autore del saggio - alle lotte degli Industrial Workers of the World, i cosiddetti Wobblies, negli anni che vanno dalla fine dell’Ottocento al 1917, anno dell’entrata degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale. Anni che sono definiti nella storiografia come 'età progressista'. Un periodo che fu caratterizzato da un movimento riformatore, nato nelle città, che propugnava autonomia locale e solidarietà alle lotte dei lavoratori. Si trattava di un movimento trasversale, in quanto coinvolgeva politici di entrambi i maggiori partiti, democratico e repubblicano, nonché intellettuali, giornalisti, religiosi. Un movimento moderatamente riformista che, pur non condannando il capitalismo, ne sottolineava gli aspetti negativi".

I movimenti di resistenza popolare, formate da operai, sindacalisti e lavoratori, continua De Simone, "hanno prodotto molto in passato, sia dal punto di vista politico che sociale. Purtroppo oggi da quel paese ci ritornano solo le idee della 'maggioranza silenziosa' e non di quelle 'minoranze sparute', chiamiamole pure 'avanguardie', che sono state in grado di rivoluzionare il mondo operaio consentedogli di raggiungere obiettivi lavorativi, politici ed economici di rilievo".

Una storia 'al contrario', quindi, nella quale fanno sentire la loro voce le fasce sociali più lontane dai riflettori. Uomini e donne che hanno affidato alla musica popolare le loro speranze, le loro sofferenze e le loro rivendicazioni. Un patrimonio che trasmette "messaggi importanti" e "può servire ad orientarsi in una realtà che è molto complessa e che il potere normalmente nasconde. E’ interesse delle classi operaie sfidare il potere e cercare di portare alla luce elementi che il potere fa passare sotto silenzio", De Simone.

E proprio soffermandosi sul potere, e sul nuovo inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, che De Simone ricorda che gli Stati Uniti siano attraversati ancora da una forte vena di razzismo."La maggioranza silenziosa degli americani è razzista - spiega De Simone - e questo sorprende per un paese che è nato dall’immigrazione di diversi gruppi etnici, anche se i primi ad arrivare in modo massiccio furono gli inglesi".

E' anche su questo terreno che si è mosso il presidente eletto che prenderà possesso dello Studio Ovale il prossimo 20 gennaio. De Simone, a questo proposito, ricorda che "Donald Trump ha impostato il cavallo di battaglia della sua politica sulla questione dell’immigrazione dal Messico, dimenticandosi che quando occorre forza-lavoro economica i messicani sono ben accetti".

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