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Premio Strega, Cognetti: "Con 'Le otto montagne' provo ad arrivare fino in fondo"

07 giugno 2017 | 15.52
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Paolo Cognetti (foto di Roberta Roberto) - Roberta Roberto
Paolo Cognetti (foto di Roberta Roberto) - Roberta Roberto

Un libro in traduzione in 32 Paesi che mira a fare una lunga strada. 'Le otto montagne', (Einaudi) di Paolo Cognetti è uno dei dodici finalisti dello Strega la cui cinquina verrà svelata il prossimo 14 giugno. Un romanzo con cui lo scrittore milanese, ma montanaro d'adozione dal momento che vive a Estoul, un piccolo paese della Valle d'Aosta a 1.800 metri di quota, ambisce ad arrivare fino in fondo. Per Cognetti non si tratta della prima partecipazione al concorso più importante del panorama letterario italiano: nel 2013 era entrato, infatti, nella dozzina con 'Sofia si veste sempre di nero', (Minimum Fax) sfiorando la cinquina.

"Sono tranquillo e non ansioso, mi sembra una gran bella avventura che comunque ho già vissuto nel 2013 con Minimum Fax. In quella edizione lo scopo era avere più visibilità, un obiettivo che ho raggiunto. Esserci ora con Einaudi significa ambire ad arrivare in fondo", dice all'AdnKronos Cognetti che aggiunge: "In ogni caso sono molto contento, questo libro mi ha già regalato tantissimi premi. Il più grande è che lo stanno traducendo in 32 Paesi. Un riconoscimento più grande di questo non riesco ad immaginarlo. Quello che arriverà in più sarà un regalo".

"So benissimo - aggiunge - qual è valore dello Strega: ti rende uno scrittore riconosciuto che può andare avanti con i suoi progetti, scrivere le sue cose vivendo, appunto, di scrittura. Non riesco a dire che non me ne importa nulla: lo Strega consente un rapporto diverso con l'editoria e con il mio lavoro".

Presentato allo Strega da Cristina Comencini e Benedetta Tobagi, il libro firmato da Cognetti è ambientato a Grana, un paesino ai piedi del Monte Rosa. Un vero e proprio 'luogo dell'anima' per il protagonista della storia, Pietro, un ragazzino di città solitario e un po' scontroso. Un giovane alla ricerca di se stesso: una ricerca, la sua, che lo spinge a lasciare il suo 'buen retiro' e il suo amico Bruno, un montanaro con cui intreccia una forte amicizia sviluppando un'intesa granitica.

"Avevo in mente di scrivere una storia sull'amicizia maschile - spiega a questo proposito Cognetti - perché mi sembrava un tema antico e dimenticato. Mi pare che nella letteratura contemporanea, e in Italia in particolare, ci sia l'ossessione della famiglia, della coppia, del rapporto genitori-figli. Invece l'amicizia, che per me è forte sentimento d'intimità e di fiducia con un'altra persona, mi pare un tema dimenticato che una volta ci apparteneva tanto". Tra i due protagonisti Pietro e Bruno "c'è un amore forte per qualcosa d'altro, in questo caso per un paesaggio, per un luogo, per un modo di vivere. Senza la montagna tra questi due uomini non sarebbe stato possibile costruire questa relazione", afferma lo scrittore.

Una passione per la montagna che è anche quella dello stesso Cognetti, che ha abbandonato la città per risiedere proprio tra le vette più alte: "Nel personaggio di Pietro - scandisce - c'è tanta parte della mia vita. L'infanzia che il mio protagonista trascorre in montagna per le vacanze estive, e il suo ritorno d'adulto, sono due passaggi della mia vita. E quindi non ho dovuto fare altro che raccontare questi due momenti . La montagna dell'infanzia per me è rimasta un po' come un sogno: me la ricordo in modo vago e felice come i migliori ricordi".

Per quanto riguarda invece la 'montagna d'adulto' si tratta "di qualcosa di molto concreto: è il luogo in cui abito buona parte dell'anno, e di cui conoscono anche gli aspetti più nascosti". Le 'otto montagne' del titolo rappresentano per il protagonista del libro "l'eterno vagabondare e sono un po' la condanna di Pietro. Uno che non riuscirà a trovare la sua montagna. Riesce a realizzare il suo sogno d'avventura andando a vivere in Nepal, il suo sogno d'infanzia. Ma questo non significa che sia approdato alla realtà ma sembra una ennesima fuga. Non metterà radici", evidenzia Cognetti.

Conclusa la fatica del suo romanzo, Cognetti ora ha in mente di dedicarsi alla letteratura di viaggio, la sua seconda passione dopo quella per la montagna. Per questo autunno, dice, "ho progettato un lungo viaggio in Nepal e mi piacerebbe scrivere un libro di viaggi, vorrei scrivere qualcosa sull'Himalaya".

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