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Pompei: svelato rebus grazie a tomba scoperta a Porta Stabia

26 luglio 2017 | 17.55
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il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei Massimo Osanna davanti all'epigrafe scoperta
il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei Massimo Osanna davanti all'epigrafe scoperta

Nuova scoperta nel Parco Archeologico di Pompei. E' una tomba monumentale in marmo, appartenuta ad un facoltoso pompeiano, con la più lunga epigrafe funeraria mai ritrovata. Un'epigrafe di ben 4 metri che descrive le tappe fondamentali della vita del defunto. E che, insieme al sepolcro, svela anche un altro rebus rimasto a lungo senza soluzioni: l'origine di un famoso bassorilievo conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli di cui finora non si era individuata la provenienza.

La tipologia del monumento e il contenuto dell’epigrafe, infatti, avvalorano l'ipotesi che il monumento possa essere completato dal bassorilievo marmoreo, con scene di processione, combattimenti gladiatori e venationes, conservato proprio nel museo partenopeo dalla metà del XIX secolo. La scoperta è il frutto delle attività di scavo connesse alla ristrutturazione degli edifici demaniali previsti dal Grande Progetto Pompei, nell’area di San Paolino nei pressi di Porta Stabia, uno degli accessi all’antica città.

Il sepolcro, molto probabilmente, apparteneva a Alleius Nigidius Maius, uno dei personaggi più in vista dell’età neroniana-flavia. Un esponente della nuova classe dirigente che risulta acclamato più volte a Pompei proprio come prodigo dispensatore di giochi. Di fatto, Nigidius era il più noto tra gli impresari di spettacoli gladiatori della città. Il personaggio, un liberto, è l’esponente principale della classe dirigente degli ultimi decenni di vita della città, affermatosi in virtù dell’estrema mobilità sociale di quegli anni e grazie all’adozione da parte dell'importante famiglia degli Alleii. Si tratterebbe quindi di un personaggio ben in vista a Pompei.

L'epigrafe presenta l'elogio del defunto, cosa che nel sito campano non ha precedenti, rivelando momenti fondamentali della sua esistenza: l’assunzione della toga virile e le nozze. Eventi celebrati con atti di munificenza: un banchetto pubblico, elargizioni di danaro in argento e di monete ai magistrati delle associazioni. E segnati soprattutto da grandiosi giochi con combattimenti tra gladiatori e con bestie feroci. Pratica diffusa tra i possidenti per acquisire prestigio e promuovere la propria carriera politica. Non è un caso che, come l’iscrizione riporta, il defunto abbia poi rivestito la carica di duoviro, cioè di magistrato.

Non solo. Grazie alla citazione di eventi topici della vita del defunto, si apprendono dati sulla storia pompeiana anche con riferimenti all'episodio narrato da Tacito, (Ann. XIV, 17), avvenuto a Pompei nel 59 d.C., quando durante uno spettacolo gladiatorio scoppiò nell’anfiteatro una rissa che degenerò in uno scontro armato.

L’evento richiamò l’attenzione dell’imperatore Nerone che da Roma incaricò il Senato di indagare sul fatto. A seguito delle indagini dei consoli, come riporta Tacito, ai pompeiani fu vietato di organizzare altre manifestazioni gladiatorie per 10 anni e le associazioni illegali furono sciolte.

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