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Archeologia: smalto dei denti svela rapporto madre-figlio di 27mila anni fa

28 agosto 2017 | 14.20
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Il rendering tridimensionale di una parte della mandibola del bambino
Il rendering tridimensionale di una parte della mandibola del bambino

Lo smalto prenatale dei denti da latte costituisce la principale ricerca del progetto condotto da un team della Sapienza e del Museo delle Civiltà di Roma che ha svelato gli ultimi mesi di vita di una madre e del suo bambino vissuti 27mila anni fa. Le tecniche istologiche e i modelli statistici sviluppati dal team sono stati applicati con successo allo studio di una sepoltura del Paleolitico superiore, in collaborazione con Elettra Sincrotrone di Trieste, con il Centro Fermi di Roma, con l'International Centre for Theoretical Physics di Trieste, con l'University of Wollongong in Australia, e con l'Università degli Studi di Bari.

La ricerca, realizzata per la Sapienza di Roma da Alessia Nava e coordinata da Alfredo Coppa e da Luca Bondioli nell’ambito del corso di dottorato in Biologia ambientale ed evoluzionistica, è pubblicata sulla rivista 'Scientific Reports'.

La sepoltura di Ostuni 1, datata a oltre 27mila anni da oggi, ha restituito lo scheletro di una giovane donna deceduta durante la gravidanza. Caso rarissimo, specialmente in contesti così antichi, lo scheletro del feto è stato rinvenuto insieme a quello della madre. Tre incisivi da latte ancora in formazione, appartenenti al feto, sono stati analizzati tramite microtomografia in luce di sincrotrone.

Questa tecnica, sviluppata in collaborazione con i ricercatori della linea di luce Syrmep di Elettra Sincrotrone, ha permesso di realizzare sui reperti fossili uno studio istologico virtuale, che ha rivelato le strutture più fini dello smalto dei denti, preservando l'integrità dei rarissimi reperti. Per la prima volta in assoluto è stato possibile ricostruire alcuni aspetti di vita e di morte di un individuo fetale così antico e contemporaneamente gettare luce sullo stato di salute della madre.

L'istologia virtuale ha permesso di accertare come la morte della madre e del bambino sia avvenuta tra la 31 e la 33esima settimana di gravidanza. Durante gli ultimi due mesi e mezzo di vita, tre momenti di acuta sofferenza hanno colpito madre e figlio, come evidenziato dalla presenza di marcatori di stress formatisi a livello microscopico nello smalto.

Fondamentale nella ricerca è stato lo studio pubblicato a luglio 2017 dallo stesso gruppo di ricerca, che ha condotto alla creazione di un robusto modello statistico di accrescimento dello smalto in popolazioni preindustriali. “Solo utilizzando modelli sviluppati su popolazioni antiche – spiega Alessia Nava – si possono ottenere dei risultati così coerenti e ricostruire con maggiore sicurezza momenti della vita biologica di individui lontani nel passato”.

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