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Un Natale magico davvero in 'La stella che vuoi' di Angelo Mellone

30 novembre 2017 | 14.18
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dettaglio della copertina del libro di Angelo Mellone
dettaglio della copertina del libro di Angelo Mellone

"Mi piace credere più ai folletti che ai vostri crittogrammi. I folletti, almeno, li ho visti!". Dopo la dedica ai suoi figli, prima che tutto abbia inizio, questa citazione di Charles Le Goffic apre la porta di una nuova dimensione che si dischiude fra le trame del presente. E' la notte fra il 31 ottobre e l’1 novembre 2016 quando 'La stella che vuoi' di Angelo Mellone muove i suoi passi verso il lettore per condurlo nella Valle d'Itria dove il passato resta sveglio a ravvivare il fuoco delle tradizioni popolari che insegnano a decriptare i simboli, a percepire la vita nelle pietre,, l'anima dei luoghi.

"Stavo scrivendo un altro libro - racconta all'Adnkronos lo scrittore Angelo Mellone, capostruttura di Rai1, il cui libro uscirà il 7 dicembre prossimo per Pellegrini Editore - quando non so come mi sono ritrovato a disegnare un'altra storia, del tutto diversa e inimmaginabile un istante prima. Così ho lasciato che prendesse forma questa favola per adulti, il secondo capitolo di una trilogia fantasy, che è iniziata con 'Incantesimo d'amore', ambientata fra Taranto e Matera, e che ora continua nella Valle d'Itria trasportando nella vita di tutti i giorni storie di maghi, maciari e maciare (streghe bianche e nere), munachicchi (folletti) e druidi la cui vita si intreccia a quella dei protagonisti, due bambini che si incontrano in classe, Luce e Lallo, proprio mentre lui, otto anni, ha quasi perso la vista e riesce a vedere solo ombre".

Dietro la cecità di Lallo c'è infatti qualcosa di diverso dal solito, c'è un "maleficio legato al ritorno della guerra fra streghe bianche e streghe nere cominciata mille anni prima fra le grotte della Gravina di Massafra...". Per questa fiaba, dice Mellone, "ho mescolato le tradizioni popolari, la tradizione europea precristiana e il presente, frullando tutto, cambiando, attualizzando.

'La Stella che vuoi' è, insieme, una vecchia fiaba meridionale e un film anglosassone di Natale. E scriverla mi ha divertito molto. Qui tornano alcuni personaggi che il lettore ha già incontrato in 'Incantesimo d’amore', come Nicola, il druido dalla barba bianca, e il terzetto di munachicchi Gaspare, Melchiorre e Baldassarre che girovagano tra meraviglie di pietra, ciminiere siderurgiche, gravine, boschi e vicoli di paesi bianchissimi, per capire cosa sia successo a Lallo e tornare a farlo sorridere". Ed è così che i tre folletti scopriranno che per aiutare Lallo bisogna tornare indietro, a quell'antica maledizione scagliata esattamente mille anni prima, nella gravina di Massafra.

'La stella che vuoi' è una fiaba dove si incontreranno cerve sacre e donne guerriere, panorami d’acciaio e poteri runici, dove ognuno troverà il senso di un Natale differente, una sacralità meridionale e pagana. Una storia che fonde tradizione, magia, presente e tecnologia in un Sud dove c'è ancora spazio per lo stupore che qui è racchiuso nel volto di due bambini. E "mentre 'Incantesimo d'amore' - spiega Mellone - nasceva dal mio desiderio di spronare i 40enni a credere ancora nella magia dell'amore. 'Stella che vuoi' è l'ennesimo atto paranoico per la mia terra e per i luoghi del cuore - sorride Mellone - Ed è anche un monumento all'amicizia e ai valori cavallereschi".

"I personaggi - osserva l'autore - sono tutti molto connotati. Ci sono il bene e il male, nitidamente scanditi. Nessun personaggio ha delle ombre. E' una fiaba, infatti. E io utilizzo la superstizione contro chi vuole uccidere i monachicchi. Intendo dire che superstizioso non è chi crede ai folletti e ai drudi, ma chi non ci crede perché rifiuta una realtà magica che invece è nella mia visione". Mellone ha, infatti, "un fortissimo senso del sacro" e pensa che "il grande problema del nostro tempo sia proprio aver perso la tradizione sacra che è connessa anche ai luoghi". Il 6 dicembre prossimo, alle 18, il libro sarà presentato a Roma nella Sala delle Colonne della Galleria Nazionale d'Arte Moderna con Albano Carrisi, Rossella Brescia e Andrea Di Consoli.

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