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Roma: a Villa Medici I Festival des Lumières

01 gennaio 2018 | 14.41
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I Giardini di Villa Medici a Roma 'illuminati' dalla scultura Felix Gonzalez-Torres - (foto di Daniele Molajoli)
I Giardini di Villa Medici a Roma 'illuminati' dalla scultura Felix Gonzalez-Torres - (foto di Daniele Molajoli)

Fin dal suo arrivo a Villa Medici, Muriel Mayette-Holtz ha consacrato alla luce una posizione privilegiata. Ha dunque affidato il progetto d’illuminazione del palazzo mediceo allo scultore della luce Yann Kersalé, che ha creato un sistema d’illuminazione che ''colora, accende, sublima, rivela i tesori di Villa Medici'', come ha raccontato la direttrice dell'Accademia di Francia abbracciando il luogo senza invaderlo, e nel rispetto del suo carattere e del suo patrimonio. Sino al 28 gennaio porte aperte, dunque, al pubblico dalle 17 alle 22, dal venerdi' alla domenica, per 'Ouvert la nuit', nell'ambito del I Festival des Lumières.

La mostra, prima esperienza notturna nei giardini della Villa, vedi tra i suoi protagonisti artisti di fama internazionale, che hanno realizzato una serie di installazioni nei giardini dell'Accademia di Francia strutturati per l'occasione come un labirinto vegetale. A Villa Medici in mostra le opere di Rosa Barba, Camille Blatrix, Christian Boltanski, Nina Canell & Robin Watkins, Maurizio Cattelan, Trisha Donnelly, Jimmie Durham, Elmgreen & Dragset, Félix González-Torres, Douglas Gordon, Joan Jonas, Hassan Khan, Lee Mingwei, François Morellet e Otobong Nkanga.

Curatrice esposizione, il titolo rimanda ad un'opera di Morand 'Ouvert la Nuit'

''L’idea è quella di utilizzare il grande spazio scenico che Villa Medici rappresenta nell’immaginario della città - ha raccontato la curatrice Chiara Parisi- Ma anche giocare con l’immaterialità della luce e con lo splendore dell’oscurità. Il titolo 'Ouvert la Nuit' fa riferimento alla raccolta di racconti di Paul Morand, in cui ogni storia è ambientata in una notte e in un luogo diversi. All’imbrunire il visitatore entra sulla scena e interagisce con le opere d’arte che gli si presentano davanti''.

''Un progetto notturno e misterioso, costruito insieme ad artisti di diverse generazioni e realizzato in grande libertà - ha spiegato ancora - Per ognuno degli artisti, i giardini si sono rivelati un rifugio per sviluppare o rielaborare creazioni inedite ed eccezionali''.

I visitatori sono accolti all’entrata monumentale da una fitta neve. Tra scultura e narrazione, il pubblico è invitato a sperimentare questo spazio idealizzato e rappresentato dai giardini di Villa Medici. Utilizzando macchine teatrali, care al lavoro di entrambi, Christian Boltanski e il light designer Jean Kalman hanno progettato un percorso sensoriale dove la magia dei giardini acquista tutto il suo senso. (segue)

La nostalgia del cubano Gonzalez-Torres, i pino di Rosa Barba, la fragilità poetica di Joan Jonas

Muniti di una lampada, i visitatori saranno invitati ad affrontare l'oscurità dei luoghi, perdendosi in uno spazio irreale, immersi nella nebbia e nella neve, circondati dalle lucciole, sorpresi da voci e da presenze velate... alla scoperta ognuno dei propri fantasmi. Il giardino si apre agli spettatori con la 'Loggia di Cleopatra', dove è installato 'Untitled (America)' di Félix González-Torres, originario di Cuba, con le sue celebri ghirlande di luci che l’artista installava nei musei, nelle gallerie e per le strade. Un'opera di grande vitalità che dà vita a una doppia percezione, come una festa improvvisata ma profondamente nostalgica.

In uno dei primi carré, Rosa Barba, siciliana di Agigento, ma 'adottata' a Berlino, si rivolge al cielo di Roma con 'White Museum', installazione in cui un proiettore cinematografico, 70mm, si riflette su uno specchio per 'filmare' i pini marittimi. Di fronte, il visitatore potrà scoprire un'altra opera di Rosa Barba, una scritta in corsivo realizzata con il neon che si dispiega come una poesia fluttuante nello spazio.

Nel carré dove si trova la statua della 'Maddalena', l'americano Joan Jonas ha preferito evocare la fragilità della natura con una poetica scultura luminosa. Nel carré dell’Orto, Elmgreen & Dragset hanno deciso, invece, di installare una scultura luminosa tra umorismo, sovversione e voyeurismo. Nel carré delle 'Niobidi', Nina Canell e Robin Watkins propongono, al contrario, un'esperienza in cui la luce non si vede, ma si ascolta, con il loro progetto realizzato al Polo Nord. 'The Luminiferous Aether' è una registrazione delle più sorprendenti. Quella dei suoni di un’aurora boreale.

Il paesaggio sonoro con versi di insetti di Lee Mingwei, le ombre cinesi e i 'carrè' animati di Boltanski

Osservando il tronco di un pino marittimo, il pubblico potrà scoprire 'Jesus is not enough' di Douglas Gordon, una scultura delle dimensioni di una mano, in cui la memoria collettiva e quella personale dell'artista si intrecciano. Nell'Agrumeto, Lee Mingwei ha creato con 'Small Conversation, un paesaggio sonoro evocato dai versi di insetti che ricordano Taiwan, l'isola dove l'artista è cresciuto. Per Mingwei, questi suoni della natura stanno scomparendo non solo a causa dei cambiamenti climatici, ma soprattutto perché non dedichiamo il tempo necessario all’ascolto della notte.

Christian Boltanski si ispira, nel suo lavoro, al tradizionale meccanismo delle ombre cinesi per animare il giardino e popolarlo di presenze irreali che invitano i visitatori a penetrare in questo spazio misterioso. Il pubblico potrà incontrare campanelle giapponesi nel carré della 'Neviera' assieme a una 'Danseuse', una silhouette effimera e mutevole, presenza umana che ci trasporta più lontano in un altro carré animato dalle celebri installazioni di Boltanski fatte da lampadine.

Più avanti, sulla statua della 'Dea Roma' lo spettatore potrà ammirare l'opera 'Lamentable' di François Morellet. L'artista francese utilizza la forma del cerchio di neon blu per evocare l'impossibilità di creare una forma sferica. In questi giardini così geometricamente organizzati, l'opera di Morellet ricostruisce, dunque, il disordine dell'arte minimale, richiamando i principi del suo lavoro, ovvero il matrimonio tra ordine e disordine, tra creazione e distruzione.

I labirinti di Camille Blatrix, lo stress e il desiderio di Trisha Donnelly

La struttura dei giardini ha indotto alcuni artisti, come Camille Blatrix o Hassan Khan, a espandere il perimetro dell’esposizione oltre i carré, investendo l’intero spazio. Per attirare i visitatori nei giardini notturni, Camille Blatrix ha scelto di lavorare sulla forma del labirinto, sia metaforica che reale, disseminando un animale notturno nelle mani dei guardiani, con la creazione di un nido nel carré del Vigneto, ispirandosi al romanzo 'Cosmos' di Witold Gombrowicz, mentre Hassan Khan (1975, semina le sue parole-scultura luminose nella notte ('Sentences for a New Order').

Nel carré delle Colonne, il nigeriano Otobong Nkanga ha immaginato uno 'scavo archeologico' composto da vetri illuminati fissati nel terreno, sui quali i visitatori possono leggere poesie o scoprire i disegni tracciati dall'artista. Tra sconfinamenti e valorizzazione del contesto, altre installazioni sono proposte da Trisha Donnelly e Jimmie Durham nella prospettiva di trasformare questo luogo idilliaco. Il progetto di Trisha Donnelly si basa principalmente sull’arte della percezione, dello stress e del desiderio, offrendo al visitatore la possibilità di aprirsi a nuove esperienze. attraverso un’installazione sonora nel carré del Narciso.

Il legni aromatici e cerimoniali di Jimmie Durham, l'opera portabile di Maurizio Catteland

Jimmie Durham celebra questa festa di luci con un fuoco cerimoniale di legno aromatico, come quelli che accendeva con suo fratello e i suoi cugini durante la sua infanzia. Le ceneri rimarranno sul piccolo pezzo di terra bruciata nel carré del Frutteto per tutta la durata dell'esposizione, diventando un elemento fertilizzante per le successive colture. Ispirandosi al motto 'art for all', che cerca di superare i limiti dell’opera d’arte e di raggiungere il pubblico attraverso nuovi spazi e nuove modalità di fruizione, Maurizio Cattelan propone per l’occasione 'Made in Catteland'.

Un’opera portabile, una sciarpa con l’effigie di Villa Medici, simile alle sciarpe dei tifosi di calcio, che il visitatore acquista all’ingresso dei giardini per proteggersi dal freddo. Un progetto che mette in primo piano il sentimento di comunità, d’identificazione, di amore per un luogo, nella convinzione che i luoghi deputati all’arte possano essere punti d’incontro e l’arte un rito condiviso.

'''Ouvert la nuit' sarà, dunque, una passeggiata notturna per incontrare, sotto le luci, la creazione contemporanea - ha commentato Muriel Mayette-Holtz - Un progetto che ritroveremo ogni anno e che permetterà di scoprire ogni volta un nuovo volto dei giardini di Villa Medici''.

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