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Arte

'Bambini nel tempo', a Roma la mostra di Olmo Amato

18 maggio 2018 | 14.18
LETTURA: 3 minuti

Un'immagine della mostra 'Bambini nel tempo' di Olmo Amato
Un'immagine della mostra 'Bambini nel tempo' di Olmo Amato

Bambini come presenze che animano luoghi tanto assoluti quanto reali, una natura maestosa e incontaminata che custodisce antiche memorie, ricordi e fantasie che riaffiorando proiettano chi le osserva in un tempo altro, una dimensione in bilico tra il magico e l’onirico. E' in mostra, fino al 15 luglio, presso la Galleria 28 Piazza di Pietra a Roma il nuovo progetto fotografico 'Bambini nel tempo' del giovane artista romano Olmo Amato.

L'esposizione presenta una selezione di cinque immagini in bianco e nero di grande formato e, al piano inferiore della galleria, un’installazione sonora e visiva che consente al visitatore un’immersione totale nelle atmosfere e nei luoghi evocati dall’artista nei suoi lavori.

Olmo Amato torna ad esporre in Piazza di Pietra a distanza di tre anni. La continuità rispetto all’esposizione 'Rinascite' (maggio 2015) è evidente e si manifesta attraverso la comune tecnica di realizzazione ovvero l’inserimento, mediante fotomontaggio, di personaggi estrapolati da foto d’epoca in paesaggi fotografati nel corso dei viaggi di Olmo in Italia e all’estero.

Con 'Bambini nel tempo' l’autore prosegue nella stessa direzione ma con una diversa chiave di lettura: "Ho sentito l’esigenza di continuare a esplorare quel territorio, quella sospensione del tempo, ma in una chiave differente: mi sono concentrato principalmente su paesaggi italiani a me più familiari e ho deciso di utilizzare solo immagini di bambini".

Spiega l’artista: "L’idea che mi interessava in questo caso è che queste figure, arrivate da un altro tempo in luoghi completamente inaspettati, non si trovassero spaesate ma avessero una più intima connessione con i posti che le accoglievano, volevo che fossero i luoghi stessi ad appartenere al loro mondo interiore".

Francesca Capriccioli, nel testo critico che arricchisce il catalogo, scrive: "Sono immagini di un tempo andato che, come accade nelle fiabe, hanno la consistenza dei sogni, dove reale e irreale convivono stabilendo una dialettica intrigante e solo lievemente dissonante, quel tanto da inchiodare e catturare radicalmente l’attenzione dell’osservatore".

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