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Fumetti: arriva ‘Lamiere’, reportage in una baraccopoli di Nairobi in Kenya

06 febbraio 2019 | 16.14
LETTURA: 3 minuti

Fumetti: arriva ‘Lamiere’, reportage in una baraccopoli di Nairobi in Kenya

di Loredana Errico

Un viaggio dentro Deep Sea, una baraccopoli di Nairobi (Kenya), dove sopravvive una popolazione abbandonata, aggrappata con orgoglio e disperazione alla propria umanità ma viva grazie ai sogni e ai desideri. E’ il reportage a fumetti ‘Lamiere. Storie da uno slum di Nairobi’, di Danilo Deninotti, Giorgio Fontana (Premio Campiello 2014) e Lucio Ruvidotti, edito da Feltrinelli Comics.

Un racconto puntuale, documentato grazie alle testimonianze delle persone del posto e dei volontari che ogni giorno si impegnano per fare “bene del bene”. Ma partiamo da un dato: a Nairobi il 60% della popolazione vive negli slum, in condizioni estreme di miseria. I tre autori sono entrati nelle baracche fatte di lamiere, accompagnati da un frate molto eccentrico Ettore Marangi e dai volontari della Ong Rainbow for Africa.

Dieci giorni in cui hanno conosciuto i pazienti e gli infermieri del piccolo ambulatorio, i fruttivendoli, i bambini della scuola, la maestra di danza e la barista dell’unico locale dello slum. Una situazione di degrado e abbandono su cui gli autori hanno voluto accendere i riflettori con l'intento anche "di smuovere all'azione", spiega Deninotti all’Adnkronos.

Dal racconto, “il senso di colpa e l’arrabbiatura sono i primi sentimenti che emergono ma il nostro intento è stato di trasformare queste sensazioni in consapevolezza e la nostra, quella che ci siamo portati a casa, è che non si può delegare. I gesti di solidarietà e di aiuto non si possono demandare. Si può e si deve agire". Prendere coscienza, dunque, è il primo passo, "ma il pietismo non basta più. Bisogna iniziare ad agire". Come spiega bene nel fumetto uno dei protagonisti, frate Ettore, "occorre supporto, non di assistenzialismo. Altrimenti i poveri si sentono ancora più poveri".

Una cosa che mi ha colpito? "L’umanità di tutte le nostre accompagnatrici. Loro erano persone felici, sempre allegre e questa è una cosa bellissima". E sono proprio le donne le protagoniste di questo racconto: "donne che hanno l'aids, che hanno perso la casa o un figlio ma sempre in prima linea per aiutare gli altri. Invece di piangersi addosso e aspettare l’assistenzialismo sono le prime a scendere in campo".

Quando si parla di baraccopoli, "si immagina sempre una situazione buia e triste e invece ci sono tanti colori. Chi vive lì non è triste e non si sente condannato. Vive come tutti, ha sogni e desideri ed è qui - conclude Deninotti - che viene fuori la resilienza più forte dell’essere umano".

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