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Libri: 'Kokoro', Igort nel Giappone delle cose che 'parlano'

13 maggio 2019 | 13.24
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Libri: 'Kokoro', Igort nel Giappone delle cose che 'parlano'

Arrivano da lontano le suggestioni e gli incontri raccontati da Igort in ‘Kokoro’, il nuovo capitolo dei ‘Quaderni giapponesi’ che uno dei più celebri disegnatori italiani va componendo da tempo attingendo alla sua esperienza - nella prima metà degli Anni Novanta- di autore di punta occidentale, adottato dal ‘pianeta Manga’.

Di quel periodo vissuto in Giappone, fra fughe interiori e atmosfere un po’ stranianti (nonostante la conoscenza e l’amore per la società nipponica inevitabili certi rimandi alla ‘lost in translation’), Igort ci restituisce l’avvicinamento a un modo di pensare e sentire di una società che stava definitivamente staccandosi dal suo passato - anche per via del trauma post-bellico - ma che ancora lo conservava, come una quarta dimensione in cui i giapponesi si muovevano non senza lacerazioni.

In ‘Kokoro’, in uscita nei prossimi giorni da Oblomov (pp.128, 22 euro), ci sono - raccontati meravigliosamente da disegni ‘onirici’ ed essenziali che devono molto alle atmosfere di Yasuiro Ozu - storie di colleghi disegnatori (Tadao Tsuge), scrittori (Osamu Dazai), attrici (Setsuko Hara) in cui si ritrovano solitudini e tensioni del Giappone uscito a pezzi dalla guerra. C’è anche - con un evidente stacco nel disegno - il breve fumetto scritto da Ryuichi Sakamoto, che cercò l’autore italiano per raccontare una storia debitrice di suggestioni legate al nostro Futurismo.

Ma per il resto le tavole del nuovo volume di Igort compongono - spesso attraverso disegni essenziali - un mondo nel quale è più facile parlare con le cose e ascoltarle (e Kokoro in giapponese vuol dire appunto ‘il cuore delle cose’) che non con le persone. E la somma delle conoscenze e delle sensazioni - spiega il disegnatore sardo - gli restituisce una cultura che “mi appariva come un paesaggio irregolare, composto da grandi picchi di bellezza e abissi di disperazione”.

Per Igort (al secolo Igor Tuveri, non solo disegnatore, ma anche musicista, editore e sperimentatore) stanno per accendersi i riflettori do un pubblico più ampio, per via dell’esordio alla regia con ‘5 è il numero perfetto’, film tratto da un suo graphic novel che racconta - attraverso la recitazione di Toni Servillo - la storia di un guappo della Napoli anni ’70, ormai ritirato a vita privata.

Ma ‘Kokoro’ è un’occasione per recuperare un momento particolare - lontano ormai un quarto di secolo - in cui il Giappone ha offerto a Igort i suoi silenzi come ‘amplificatore’ del suono nascosto delle cose, come scenario di una caccia a quelle ragioni che - nelle parole di una anziana donna di Kyoto - “non intendi, ma che guidano quello che fai”.

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