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Dall'isola di Manus alla Turchia, la cinquina del Terzani

18 febbraio 2020 | 11.57
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In gara Behrouz Boochani, Erika Fatland, Amin Maalouf, Francesca Mannocchi ed Ece Temelkuran

Angela e Tiziano Terzani
Angela e Tiziano Terzani

Behrouz Boochani per 'Nessun amico se non le montagne. Prigioniero nell’isola di Manus', Erika Fatland per 'La frontiera. Viaggio intorno alla Russia', Amin Maalouf per 'Il naufragio delle civiltà', Francesca Mannocchi per 'Io Khaled vendo uomini e sono innocente' e Ece Temelkuran per 'Come sfasciare un paese in sette mosse. La via che porta dal populismo alla dittatura', sono i cinque finalisti della sedicesima edizione del Premio letterario internazionale Tiziano Terzani, riconoscimento istituito e promosso dall’associazione culturale vicino/lontano di Udine insieme alla famiglia Terzani, in memoria del giornalista e scrittore Tiziano Terzani (Firenze, 14 settembre 1938 – Pistoia, 28 luglio 2004).

La giuria, riunitasi a Firenze a casa Terzani, ha selezionato i libri che andranno in votazione a partire da un elenco di quaranta titoli. I giurati – Enza Campino, Toni Capuozzo, Marco Del Corona, Andrea Filippi, Àlen Loreti, Milena Gabanelli, Nicola Gasbarro, Ettore Mo, Carla Nicolini, Marco Pacini, Paolo Pecile, Remo Politeo, Marino Sinibaldi – si sono ora riservati un supplemento di riflessione prima di passare alla votazione finale. Il vincitore sarà annunciato in aprile e sabato 23 maggio, al Teatro Nuovo Giovanni da Udine (ore 21), sarà il protagonista della serata-evento per la consegna del Premio, da sempre appuntamento centrale del festival vicino/lontano, in programma a Udine dal 21 al 24 maggio.

Boochani, giornalista, poeta e documentarista curdo-iraniano è fra i fondatori della rivista in lingua curda 'Werya', messa al bando dal regime. Per le minacce subite, nel maggio 2013 lascia l’Iran e raggiunge clandestinamente l’Indonesia e poi, via mare, tenta la traversata verso l’Australia, dove intende chiedere asilo politico. Tratto in salvo dalla Marina australiana dal naufragio del barcone su cui si era imbarcato, viene confinato in un centro di detenzione per immigrati irregolari nell’isola di Manus, in Papua Nuova Guinea. Dopo più di sei anni di detenzione illegale, soltanto dallo scorso novembre è un uomo libero. 'Nessun amico se non le montagne. Prigioniero nell’isola di Manus' – tradotto in venti lingue, pubblicato in italiano da add editore e vincitore all’estero di numerosi premi – racconta cinque anni di carcere ed esilio in condizioni degradanti, cinque anni di lotta per la sopravvivenza, la salute e la dignità.

Fatland, scrittrice e antropologa, nel 2015 è stata nominata tra i migliori autori norvegesi under 35. 'La frontiera. Viaggio intorno alla Russia', pubblicato in italiano da Marsilio editore, è il suo secondo libro. Partendo da Pyongyang e spostandosi verso ovest a bordo dei mezzi più disparati, Erika Fatland percorre l’interminabile linea di confine tra la Russia e i paesi vicini. Le storie, ora pittoresche, ora tragiche, spesso incredibili, che le persone incontrate durante il cammino tra due continenti raccontano, trovano tutte una spiegazione in questa fondamentale condizione geopolitica, fornendo milioni di risposte. Una per ogni individuo che vive lungo la frontiera più lunga del mondo.

Maalouf è uno dei grandi intellettuali del nostro tempo. Nato in Libano nel 1949, nel 1976 si trasferisce a Parigi, dove tuttora vive. Dal 2011 fa parte dell’Académie française. Nel suo ultimo lavoro, 'Il naufragio delle civiltà', pubblicato in italiano da La nave di Teseo, Maalouf racconta con la consueta lucidità i grandi avvenimenti di cui è stato testimone privilegiato: evoca con struggente nostalgia il mondo perduto del Levante, uno spazio simbolico dove da tempo ormai si consuma l’irreparabile naufragio di una multiforme, millenaria, preziosa complessità culturale. E con la curiosità del cronista e dello storico si chiede, e indaga con insistenza, da dove, quando e perché è iniziata la disgregazione de quell’armonia, contestualmente avviando una riflessione sofferta sulla deriva cui sta andando incontro la specie umana.

Mannocchi è una firma del giornalismo internazionale: ha realizzato reportage da Iraq, Libia, Libano, Siria, Tunisia, Egitto e Afghanistan. Per le sue inchieste ha vinto, tra gli altri, il Premio Giustolisi e, nel 2016, il prestigioso Premiolino. Ha diretto con il fotografo Alessio Romenzi il documentario 'Isis, Tomorrow', presentato alla 75esima Mostra internazionale del Cinema di Venezia. 'Io Khaled vendo uomini e sono innocente', pubblicato da Einaudi, è il suo primo romanzo, la scioccante storia di un trafficante di esseri umani: la tragedia dei migranti raccontata dalla voce contraddittoria di un carnefice, vittima del ricatto di un Paese nel caos. Khaled è libico, ha poco piú di trent’anni, ha partecipato alla rivoluzione per deporre Gheddafi, ma la rivoluzione lo ha tradito. Cosí lui, che voleva fare l’ingegnere e costruire uno Stato nuovo, è diventato un anello della catena che gestisce il traffico di persone.

Temelkuran è una scrittrice, giornalista e commentatrice politica turca, per anni firma delle testate più importanti del suo paese. I suoi articoli sono stati tradotti e ripresi dalle più autorevoli testate internazionali, dal Guardian al New York Times. Nel 2012 è stata licenziata dal suo giornale, l’Habertürk, per aver riportato il massacro dei curdi al confine tra Turchia e Iraq. Vive ora in Croazia. In 'Come sfasciare un paese in sette mosse. La via che porta dal populismo alla dittatura', pubblicato in italiano da Bollati Boringhieri, a partire dalla sua esperienza personale spiega come una nazione possa in breve tempo scivolare nel baratro della dittatura. E i passaggi salienti che hanno condotto la Turchia al regime attuale sono secondo l’autrice ben riconoscibili anche altrove, fino a costituire una costante della politica contemporanea.

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