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Consulta, accordo Pd-M5S. Sì dei grillini alla nuova terna

16 dicembre 2015 | 14.57
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(foto Adnkronos)
(foto Adnkronos)

Forza Italia sull'orlo di una crisi di nervi sulla Consulta. "Alla fine della fiera siamo rimasti con il cerino in mano'', accusa un senatore azzurro deluso da quanto accaduto oggi a Montecitorio, dove lo scontro in Aula tra Renato Brunetta e Matteo Renzi è stata la goccia a far traboccare il vaso e lo spunto per il Pd a cambiare schema, virando sul M5S per un accordo sulla terna Barbera-Modugno-Prosperetti.

Un asse quasi inedito, quello tra Dem e grillini, che ha tagliato fuori dai giochi Forza Italia, alimentando il malessere dei cosiddetti malpancisti azzurri verso la gestione del gruppo alla Camera e provocando la reazione stizzita di Silvio Berlusconi. Non a caso, il Cav, mercoledì sera a Roma alla presentazione del libro di Bruno Vespa, ha denunciato: ''E' molto grave che la Consulta non abbia al suo interno nemmeno un giudice del centrodestra".

Pallottoliere alla mano, la mossa del premier di 'scaricare' la colpa dell'alleanza con i grillini su Brunetta sarebbe stata anche una tattica precisa per incassare il voto proprio di quei parlamentari forzisti, da tempo insofferenti verso l'ex ministro. Brunetta si difende e assicura: ''Il centrodestra è unito e fa opposizione vera, altri, invece, fanno opposizione gialla''. Si schiera con il presidente dei deputati Fi chi assicura che "l'obiettivo di Renzi era sin dall'inizio quello di escludere Fi, perché il tentativo del Pd di fare un'intesa con M5S era in corso da settimane, ma i centristi non trovavano il candidato comune''. Raccontano che durante la riunione dei vertici di Fi nello studio di Brunetta, culminata con la decisione di non partecipare al voto di stasera e di uscire dall'Aula, si sarebbe discusso anche della possibilità di chiedere udienza al capo dello Stato, con il placet della Lega, per protestare contro l'intesa ad escludendum Pd-M5S. Durante l'incontro, Brunetta avrebbe telefonato a Paolo Romani per informarlo del cambio di rotta del Pd e tra i due sarebbe calato il gelo. Sul tavolo anche l'ipotesi di convocare l'assemblea congiunta dei gruppi parlamentari, ma il presidente dei senatori avrebbe chiesto di lasciar stare perché troppo amareggiato per come si erano messe le cose per Fi. Brunetta avrebbe chiamato il Cav per avvertirlo e l'ex premier avrebbe invitato gli azzurri a tirarsi fuori, non partecipando allo scrutinio.

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