Tanto studio e poi azione. Così, secondo Roberto Baldoni, direttore del Cyber Intelligence and Information Security Center della Sapienza, i due fratelli Occhionero sono riusciti a spiare politici e personaggi noti. "Ci si può appoggiare a delle botnet (reti di computer infettati da malware) già esistenti per gli scopi criminali. Addirittura possono essere affittate. Questo spiega come la loro iniziativa possa essere stata anche non supportata da altre persone - spiega l'ingegnere esperto di cybersecurity all'Adnkronos -. Ci vuole poco. Soprattutto esperienza e tempo. Quest'ultimo è fondamentale negli attacchi hacker: ci vuole tempo per studiare gli avversari e preparare astute trappole per far cadere la vittima, per esempio attraverso mail di phishing".
Per intercettare tutto ciò che veniva digitato sulla tastiera "è probabile che abbiamo usato dei keylogger", sottolinea Baldoni. Il cyberspionaggio "è un problema a livello mondiale". Al di là degli strumenti tecnici, la parola chiave per difendersi è: "consapevolezza". Nell'utilizzo dei mezzi informatici, precisa l'esperto, "nella loro potenzialità, che ha cambiato il mondo nel giro di pochi anni ma che ha anche visto nascere all'orizzonte nuovi pericoli", aggiunge Baldoni insistendo sul fatto che il mondo dell'industria e delle imprese "deve essere consapevole e utilizzare il mezzo in modo appropriato"
Il che significa "stare attenti a cosa si riceve, agli allegati che si aprono, ai link che si vanno a seguire", spiega Baldoni, a giudizio del quale "abbiamo bisogno di organizzazioni che lavorino a livello internazionale sul lato difesa, intelligence e industriale oltre ovviamente alla parte anticrimine. Qui in Italia abbiamo il Cnaipic che mi sembra stia facendo un buon lavoro".
