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Da Enel e Legambiente crowdfunding per aziende colpite dal sisma

29 novembre 2018 | 12.46
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Da Enel e Legambiente crowdfunding per aziende colpite dal sisma

‘Una speranza’ è quella che Legambiente e Enel hanno deciso di donare ad allevatori e allevatrici le cui imprese sono state colpite dal sisma che, nell’agosto del 2016, ha scosso il cuore dell’Italia centrale seminando morte e distruzione.

Una raccolta fondi da condividere con quante più persone vorranno contribuire ad aiutare alcune piccole imprese, quasi sempre a conduzione familiare, a rimettersi in piedi e coltivare nuovi progetti di crescita. La campagna di crowdfunding dal nome ‘alleva una speranza’ sarà realizzata attraverso la piattaforma PlanBee. Alle donazioni dei privati si aggiungeranno quelle di Enel, perché i progetti di rinascita possano diventare realtà. L’iniziativa è stata presentata questa mattina dal presidente di Legambiente Stefano Ciafani e dal responsabile Sostenibilità e Affari Istituzionali di Enel Massimo Bruno.

Per raccontarla erano presenti anche Alessia Brandimarte, Amelia Nibi, Teresa Piccioni e Silvia Bonomi, le prime allevatrici beneficiarie del crowdfunding realizzato attraverso la piattaforma PlanBee (www.planbee.bz) Le loro aziende si trovano a Norcia (Perugia), Amatrice (Rieti), Pietralta di Valle Castellana (Teramo) e Ussita (Macerata) e sono state tutte fortemente danneggiate dalle scosse.

La campagna si svilupperà nei prossimi due anni, fino a dicembre del 2020.

“L’Italia potrà tornare a raccontare al mondo la bellezza dei luoghi, storici e naturali, colpiti dal sisma del 2016, raccogliendone i benefici soltanto se avrà davvero a cuore il presente e il futuro di chi continua a viverci, curando e custodendo le tante risorse del nostro Appennino - ha detto Stefano Ciafani, presidente di Legambiente - Oggi in questi territori le imprese di allevamento e di trasformazione di prodotti di straordinaria qualità sono veri e propri presidi civili, che hanno bisogno del sostegno di tutto il Paese per continuare a vivere, insieme alle comunità di cui fanno parte. Insieme a Enel abbiamo deciso, per queste ragioni, di lanciare ‘Alleva la speranza’: una campagna di raccolta fondi con cui aiutarle a trasformare i loro progetti di crescita in realtà”.

“Siamo convinti che questa raccolta fondi sia molto importante per il rilancio dei territori del nostro Paese devastati dagli eventi sismici del 2016 - ha affermato Massimo Bruno, responsabile sostenibilità e affari istituzionali - ‘Alleva la speranza’ per Enel significa avere a cuore le problematiche e i bisogni che a distanza di due anni persistono per i cittadini delle regioni colpite. Vogliamo offrire un impegno concreto per risollevare l’economia del territorio e aiutare quindi le famiglie e soprattutto i giovani a ricostruire il loro futuro nella propria terra”.

"Enel è da sempre presente nel territorio abruzzese come nel resto del nostro paese -ha sottolineato Claudio Fiorentini, responsabile affari istituzionali di Enel- Abbiamo il dovere morale e civile di dare una mano alle aziende affinché possano intravedere un futuro per le loro attività. Per questo sin dall'inizio abbiamo deciso di sostenere l'iniziativa di Legambiente e faremo la nostra parte contribuendo e rendendo più efficace anche questo impegno. "Queste quattro aziende agricole sono solo le prime realtà che abbiamo selezionato con Legambiente. Puntiamo ad ampliare il numero di beneficiari, fondamentale come sempre sarà l'aiuto da parte di tutti''.

Teresa, Silvia, Amelia e Alessia hanno raccontato in prima persona la situazione che stanno attraversando da quando, tra il 24 agosto e il 30 ottobre del 2016, una serie di fortissime scosse di terremoto ha fermato il cuore dell’Italia centrale. Da Amatrice a Norcia, da Visso alla provincia di Teramo: quei territori in cui, come tanti altri piccoli allevatori, hanno le loro aziende e le loro radici. E dove con tutte le loro forze vogliono rimanere.

''Con i fondi di Alleva la speranza compreremo una mungitrice mobile; abbiamo un allevamento di 400 ovini, un caseificio e 100 ettari di terra in cui coltiviamo la lenticchia di Castelluccio di Norcia. Vogliamo passare da una situazione di disperazione al rilancio della nostra attività, migliorando anche la situazione in cui eravamo'', ha raccontato Alessia Brandimarte, che ha due figli di 6 e 2 anni e un’azienda a conduzione familiare a Norcia (Perugia). L’azienda di Amelia Nibi, che ha 34 anni, si trova invece ad Amatrice (Rieti): ''Facciamo allevamento di bovini e ortofrutta -ha detto- e i nostri prodotti sono tutti biologici. Il terremoto ha reso inagibili quasi tutte le strutture, soprattutto le stalle. Ma non ci siamo arresi. Ora il contributo di Alleva la speranza può fare la differenza, solo con il vostro aiuto potremo ricomprare la stalla che ci permetterà di ricominciare''.

''Dobbiamo rilanciare la nostra azienda per far vivere la nostra famiglia, per questo ci serve il contributo di Alleva la speranza -ha spiegato invece Teresa Piccioni, la cui azienda è nella frazione Pietralta del comune di Valle Castellana, nel Teramano- Vorremmo acquistare una mungitrice mobile, per alleviare il lavoro di mungitura delle capre che oggi è fatto a mano dai miei figli; un silos per immagazzinare il granturco affinché non si bagni e marcisca; un’altra urgenza è la trinciatrice''. Le capre allevate da Teresa sono di una razza pregiata e resistente, quella abruzzese del Teramano. E l’obiettivo dell’imprenditrice è favorire la nascita di un vero e proprio biodistretto''.

Anche Silvia Bonomi ha un allevamento di straordinaria qualità, a Ussita (Macerata), nel Parco nazionale dei Monti Sibillini: quello delle pecore Sopravvisane, una razza ovina autoctona marchigiana, ormai quasi estinta. La sua azienda è diventata il perno di una rete d’imprese, nata nel 2017 per diffondere questa razza, da cui si ottiene una lana grigia pregiata, conosciuta come il ''cachemire italiano'' e latte di grande qualità. La sua stalla però è diventata inagile a causa del terremoto. ''Il contributo di Alleva la speranza è fondamentale, da soli non possiamo sostenere le spese necessarie per realizzarla -ha proseguito Silvia- e d’inverno la gestione degli animali all’aperto, come siamo costretti a fare ora, diventa impossibile''.

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