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Da energia a trasporti, governo punta a deleghe strategiche

03 febbraio 2019 | 16.44
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(Fotogramma)
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Migliorare la qualità e l’efficienza dell’azione amministrativa, garantire la certezza dei rapporti giuridici e la chiarezza del diritto, ridurre gli oneri regolatori gravanti su cittadini e imprese e accrescere la competitività del Paese. Sono gli obiettivi che il Governo si pone, attribuendosi deleghe in settori strategici, dall'energia alla corruzione, dai contratti pubblici alla concorrenza, all'edilizia, alle infrastrutture e ai trasporti, con il disegno di legge "recante deleghe in materia di semplificazione, riassetto normativo e codificazione". Il provvedimento 'omnibus' prevede l'adozione di decreti legislativi per l'esercizio di tali deleghe, sicuramente un modo per velocizzare l'iter parlamentare della legge ma anche per bypassare le 'forche caudine' necessarie per l'approvazione nelle Aule di Camera e Senato.

Il ddl approvato, il 12 dicembre dal Consiglio dei ministri insieme al decreto semplificazioni, all'esame del Parlamento, si compone di 24 articoli (IL TESTO) e prevede una ventina di deleghe "con facoltà di intervenire anche limitatamente a specifiche attività o gruppi di attività intersettoriali" come si legge nel testo. E quindi dà al Governo la possibilità di intervenire con un semplice decreto legislativo, sulle disposizioni, ad esempio, dell'Autorità per l'Energia che viene esplicitamente menzionata, a materie delicate come la liberalizzazione dei servizi (esclusi quelli di carattere professionale), la lotta alla contraffazione, le comunicazioni, la pubblicità, le società cooperative. Per arrivare al riassetto della materia dei contratti pubblici "adottando un nuovo codice dei contratti pubblici" in sostituzione dei precedenti e nel rafforzare "la certezza e la prevedibilità delle decisioni delle stazioni appaltanti nell'applicazione della disciplina attraverso atti interpretativi dell'Anac di natura non regolamentare e non vincolante".

In materia di edilizia poi, il governo potrà essere delegato ad attenersi a principi e criteri direttivi specifici quali "razionalizzazione e semplificazione dei titoli abitativi" e "ampliamento dei casi di edilizia libera" al fine di "assicurare in tale ambito livelli minimi ulteriori di semplificazione", si legge nell'articolato. Ma gli ambiti di intervento sono i più disparati, ad esempio in materia di spettacolo si prevede di rivedere le procedure "finalizzate ad incentivare la contribuzione economico-finanziaria dei privati anche sotto forma di sponsorizzazione", oltre che alla riforma della gestione del Fondo unico per lo spettacolo e alla redazione del 'codice dello spettacolo'.

I decreti legislativi dovranno essere adottati entro due anni dalla data di entrata in vigore della legge su proposta del Premier, del ministro per la Pa, dei ministri con competenza prevalente nelle varie materie e di concerto con il Mef e gli altri ministri competenti. Mentre sugli schemi dei decreti verranno acquisiti i pareri della Conferenza unificata e del Consiglio di Stato che dovranno essere resi entro 45 giorni, decorso tale termine il Governo potrà comunque procedere. Tempi stretti, 45 giorni anche per i pareri delle commissioni parlamentari (Commissione parlamentare per la semplificazione e delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari), anche in questi casi se i pareri non arriveranno in tempo i decreti legislativi potranno essere comunque adottati. La premessa di velocizzare il percorso dunque sembra trovare riscontro nell'iter del ddl ma l'intento di semplificare sembra cozzare con l'istituzione di alcune strutture di 'controllo', preposte all'attuazione delle misure.

In particolare, entro un anno dall'entrata in vigore della legge, verrà istituita la 'Commissione per l’attuazione delle misure di semplificazione' con un decreto legislativo, che sarà presieduta "da un magistrato che svolge funzioni di livello non inferiore a presidente di sezione nelle giurisdizioni superiori e composta da non oltre dieci componenti scelti tra i magistrati delle giurisdizioni superiori, gli avvocati dello Stato, i professori ordinari di materie giuridiche, i pubblici dipendenti con qualifica non inferiore a quella di dirigente di prima fascia, gli avvocati abilitati al patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori con almeno venti anni di esercizio professionale ed esperti di chiara fama internazionale nella materia".

Inoltre, è previsto il riordino dell'"Unità per la Semplificazione" e, come se non bastasse, sarà istituito un Comitato interministeriale per il "coordinamento delle attività di semplificazione, riassetto e codificazione" presieduto dal Premier o per sua delega dal ministro per la Pa. Il Comitato, a sua volta, si avvarrà di una Cabina di regia istituita presso Palazzo Chigi con un Dpcm, e che sarà presieduta dal capo Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi. Anche in questo caso saranno cooptati stuoli di esperti tra professori universitari, magistrati, avvocati dello Stato, dirigenti di prima fascia e componenti designati dai ministri nell'ambito delle varie materie nelle quali verranno esercitate le deleghe.

Ai fini dell'esercizio delle deleghe, è prevista l'istituzione di un Comitato interministeriale per la qualità della regolazione e per il coordinamento della politica di semplificazione normativa del Governo presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri o, per sua delega, dal Ministro per la pubblica amministrazione. Il Comitato si avvale della cabina di regia per la qualità della regolazione, istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Federico Mollicone, deputato di Fdi e capogruppo della commissione Cultura, commenta in una nota: “Se dovesse essere confermata la notizia che vede il Governo attribuirsi deleghe in settori strategici attraverso il Ddl ‘recante deleghe in materia di semplificazione, riassetto normativo e codificazione’, sarebbe da preoccuparsi perché questo provvedimento ‘omnibus’ andrebbe ad esautorare il Parlamento". "Altro che semplificazione, il provvedimento del Governo tende a spodestare i poteri del Parlamento - sottolinea - pertanto come Fdi vigileremo in commissione Cultura, articolo per articolo, che ciò non avvenga".

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