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Da mamma XL a bebè XL, un ormone per spezzare la catena dell'obesità

29 settembre 2015 | 08.53
LETTURA: 4 minuti

(Xinhua/liu Xin)
(Xinhua/liu Xin)

L'ormone di mamma per spezzare il ciclo dell'obesità e cambiare il destino di bebè a rischio di taglia XXL. E' la strategia tentata da un team di ricercatori Usa che, di fronte al costante incremento dei tassi di obesità fra le donne incinte, si è messo a caccia di una soluzione per evitare che un'eredità così scomoda si tramandi di generazione in generazione. Gli scienziati dell'University of Colorado Anschutz Medical Campus hanno scoperto che l'aumento di un ormone specifico quando la mamma è in attesa può ridurre o eliminare le probabilità che anche il piccolo diventi oversize.

"Negli Stati Uniti - fa notare Thomas Jansson, autore senior dello studio pubblicato su 'Proceedings of the National Academy of Sciences' - quasi i due terzi delle donne entrano in gravidanza in una condizione di sovrappeso o obesità che le rende suscettibili al diabete gestazionale, a parti pretermine e a sviluppare preeclampsia", grave complicanza. "Allo stesso tempo, i bambini nascono spesso più grandi e con più grasso del normale". Piccoli con il destino segnato: si innesca infatti un circolo vizioso che li porta in molti casi a diventare a loro volta oversize.

I ricercatori hanno concentrato la loro attenzione su un ormone, l'adiponectina, che rende sensibili all'insulina. Alti livelli proteggono da obesità e diabete, mentre bassi livelli mettono a rischio di malattie. Gli esperti hanno infuso l'ormone in topi obesi e in gravidanza negli ultimi 4 giorni del loro periodo gestazionale (che dura in tutto 20 giorni), e sono riusciti a normalizzarne i livelli nell'organismo. L'adiponectina agisce come un freno alla quantità di nutrienti passati tra la mamma e il feto attraverso la placenta. Con l'abbassamento dei livelli di questo ormone, invece, l'effetto freno svanisce e la conseguenza è che il bebè nasce più grande e con più grasso.

Nei topi 'arruolati' sono stati "completamente invertiti tutti gli effetti negativi sulla placenta", assicura Jansson. "I cuccioli di roditori obesi avevano un peso normale, così come normali sono risultati anche i loro livelli di glucosio. Siamo stati in grado di prevenire tutte le conseguenze negative di questo tipo di gravidanze".

Lo scienziato precisa che è la prima volta che si conduce un esperimento simile e l'ipotesi è che "questo ormone o un agente simile possa fare la stessa cosa per l'uomo". A questo proposito, un altro gruppo di ricercatori ha sviluppato un composto simile all'adiponectina che può essere assunto per via orale ed è ora oggetto di studi clinici. Jansson sottolinea comunque che c'è ancora del lavoro da fare. Vanno infatti monitorati gli effetti a lungo termine del trattamento con l'ormone sui topi. "Ma abbiamo posto le basi per quello che riteniamo potrebbe contribuire a spezzare il ciclo dell'obesità", conclude.

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