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Da virologo a ministro? I nomi in campo per la Salute

09 febbraio 2021 | 11.04
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Da Crisanti a Viola, da Galli a Capua fino a Bassetti, gli esperti accostati a un incarico nel governo Draghi

Da virologo a ministro? I nomi in campo per la Salute

Da Andrea Crisanti a Antonella Viola, da Massimo Galli a Ilaria Capua fino a Matteo Bassetti. Rimbalzano in questi giorni i nomi degli esperti e dei virologi che popolano la tv al tempo del coronavirus per un incarico al ministero della Salute, nell'esecutivo guidato da Mario Draghi.

CRISANTI - Tra i più gettonati il nome del professor Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia dell'ateneo cittadino. "Non mi hanno chiesto di fare il ministro della Salute" in un possibile governo Draghi, "né ufficialmente né ufficiosamente. Non ho ricevuto nessuna chiamata. È un'invenzione della stampa che si esercita a indovinare". Ma lo farebbe? "Non lo so". Intanto "ci penso, mi esercito. Suvvia, chi non lo farebbe?", ha detto nei giorni scorsi, sottolineando che a capo della Sanità italiana "ci vorrebbe una persona competente, una persona che ha le competenze per capire l'effetto delle decisioni a medio e a lungo termine, e giudicare anche i suggerimenti degli esperti. Un tecnico - ha precisato - è orientato soltanto dalle previsioni e dall'impatto di determinate scelte, il politico è influenzato da tantissime altre cose".

PREGLIASCO - "Disponibile a fare il ministro della Salute se me lo chiedessero? Chi lo sa, non credo però che si ponga il problema", afferma Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli Studi di Milano, ospite di Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1. "Sono presidente dell'Anpas e questo è il mio modo di fare 'politica', nel senso di cittadnanza attiva". E sulla possibilità un virologo a capo del dicastero dice: "Secondo me la sanità deve essere in mano ai politici per seguire gli obiettivi di salute che richiede i propri elettori".

GALLI - Risponderebbe decisamente "no" invece Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, docente all'università Statale del capoluogo lombardo. "Se Mario Draghi dovesse chiamarmi per fare il ministro della Salute? Spero proprio che non lo faccia. Io non credo di essere particolarmente adatto, io so fare altre cose", dice a chi gli chiede se sia disposto ad assumere un ruolo nel nuovo Governo che dovrà formarsi. "Soprattutto in sanità, c'è bisogno di non avere interruzioni di vario tipo - spiega l'esperto - Evviva la continuità", aggiunge. "Lo dico con tutta franchezza e non è una valutazione di tipo politico, ma di tipo pratico", precisa. In una situazione come questa serve "il massimo possibile di velocità ed efficienza", che significa anche "evitare lunghi periodi in cui qualcuno deve imparare da capo cosa fare, che è un problema di tutti i tecnici che io conosco, o quasi".
Davanti alla prospettiva che a qualche virologo possa essere proposto un ruolo di Governo, Galli ritiene che "il mestiere di quelli che hanno qualche reale competenza su argomenti di questo genere sia fondamentalmente quello di consigliare e orientare. Non è assolutamente necessario, a mio avviso, mettere uno del mio, del nostro mestiere nella posizione di ministro o di viceministro o di sottosegretario. Credo sia importante che chi c'è a svolgere determinate funzioni utilizzi al meglio le indicazioni, i consigli e anche magari alcune operatività di persone con determinate caratteristiche", ma "non è necessario in modo stringente mettere una persona con un profilo strettamente tecnico a fare il ministro. Se si fa, credo debba essere fatta una scelta nell'ambito di chi ha un profilo importante nel campo della sanità pubblica. Io sono prevalentemente un clinico", quindi "non sto in nessun caso parlando di me".

VIOLA - Preferisce non esprimersi Antonella Viola, immunologa dell'università di Padova. "Su questo non mi esprimo - afferma - Ho i miei progetti su cui sto lavorando, poi se ci fosse da dare una mano potrei darla. In che forma e in modo è tutto da valutare. Certamente questo è un momento delicato, in cui tutte le persone che possono dare il proprio contributo penso siano ben liete di farlo". Ma ha ricevuto telefonate? "Io non rispondo ai numeri non registrati, quindi ho una ventina di chiamate perse al giorno - replica sorridendo - Comunque no".

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