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Dacia Maraini: "Basta personalismi, serve un congresso su ragioni alte e non di potere"

09 marzo 2021 | 16.32
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La scrittrice all'Adnkronos: 'La sinistra non è morta ma deve fare un'analisi profonda della società e poi capire come affrontare i grandi cambiamenti in atto dalla famiglia al lavoro all'immigrazione'

Dacia Maraini (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Dacia Maraini (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

"Basta personalismi, ripicche, rancori. Serve, piuttosto, un congresso vero, non basato sulle correnti che si fanno la guerra, ma un congresso in cui si discuta dei nuovi problemi: come sarà la famiglia del futuro? Qual è il rapporto degli italiani col lavoro? Come si può gestire al meglio la manodopera straniera che arriva in Italia? Come affrontare l’immigrazione e il rapporto con le altre culture? Insomma un congresso sulle ragioni alte della politica e non certamente su quelle del potere". La scrittrice Dacia Maraini si sofferma con l'Adnkronos sulla crisi del Partito Democratico dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti, convinta che ora occorra trovare "nuovi modi di affrontare il cambiamento sociale che c’è stato in questi anni e non farsi, invece la guerra l’un l’altro. Vecchio vizio della sinistra, purtroppo".

"La situazione è oggettivamente difficile. La società è cambiata - osserva Maraini - le ideologie sono scomparse, distrutte, le classi sociali di riferimento della sinistra sono cambiate. Quella operaia, per esempio, non c'è più con il sopravvento della meccanizzazione del lavoro e infatti gli operai votano Lega. Non è che non ci siano più i poveri e i ricchi, ma tutto è cambiato e non si capisce cosa stia succedendo e cosa occorra fare. Molti dicono che la sinistra è morta, ma non è che sia morta, è sempre la sinistra che sta dalla parte degli esclusi, dei poveri, di coloro che hanno meno voce, che sono più deboli, ma è la società che è cambiata radicalmente e velocemente. E tutto questo richiede un’analisi approfondita e nuovi modi di affrontare il sociale. Per dare questo bisogna unirsi e riflettere".

"Anche la questione dell’immigrazione è un grande problema – evidenzia la nota scrittrice - ma non soltanto nel senso salviniano, ‘ci invadono’, ma nel senso di comprendere a fondo fino a che punto sappiamo gestire il rapporto con le altre culture. L’accoglienza è doverosa, ma non basta analizzare la questione sotto questo profilo. Faccio un esempio. Una mia amica che si occupa di teatro e vive in Australia mi ha raccontato che lì è stata scoperta una rete clandestina di donne che applicano la mutilazione genitale alle bambine in nome di una cultura, non per cattiveria, ma questo è un problema, perché quando accogliamo delle persone, come è giusto che sia, dobbiamo anche sapere fino a che punto si può intervenire sulla loro integrazione. Bisogna parlare di questi e altri grandi temi, bisogna pensare in grande ai problemi della convivenza sociale e non indugiare ancora su conflitti di cui tra l’altro la gente è stufa".

"Anche il lavoro sta cambiando velocemente - fa notare Maraini - così come il rapporto con i giovani, con la famiglia, con le differenze sessuali. Tutte cose che vanno affrontate a livello alto".

"Prima c’erano marxismo e liberismo, due grandi ideologie, ma ora sono in crisi perché la realtà è troppo cambiata. I poveri non coincidono più con la classe proletaria, ma sono i ragazzi che vanno in giro a consegnare pacchi e sono anche gli anziani che non hanno la pensione - mette a fuoco la scrittrice - . Ora la sinistra deve fare un’analisi oggettiva della società e dei rapporti all’interno di essa, un’analisi oggettiva senza pensare ai fatti privati!".

"Se ci si mette su un piano personale, è un disastro - avverte - Per questo le ideologie in un certo senso portavano anche ordine e una certa armonia, perché si usciva dal personale e si entrava sul piano delle idee che sono più condivisibili. Bisogna, quindi, uscire dai personalismi ed entrare in un piano più alto, di analisi sulla società, di nuove idee su come affrontare il futuro".

(di Veronica Marino)

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