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Dagli incentivi al danno paesaggistico, 11 'falsi miti' sull'energia eolica

17 marzo 2014 | 17.44
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Dagli incentivi al danno paesaggistico, 11 'falsi miti' sull'energia eolica

Turbine che causano inquinamento acustico ed elettromagnetico, impianti che deturpano il paesaggio e danneggiano l'avifauna, incentivi che pesano sulle bollette degli italiani. Il tutto per generare un'energia dai costi troppo elevati e basata su una fonte discontinua e inaffidabile. Senza contare le infiltrazioni della criminalità organizzata e il rischio di un futuro fatto di impianti offshore. Sono i "falsi miti" dell'energia eolica, secondo l'Anev, l'Associazione nazionale energia del vento.

"La divulgazione di informazioni non corrette e non provate scientificamente condiziona molto l'opinione pubblica, che è portata a formare le proprie idee sulla base delle notizie che vengono divulgate - dice l'Anev all'Adnkronos - Che si consolidino opinioni fondate su dati sbagliati, come appunto i cosiddetti 'falsi miti' dell'eolico, è il principale danno per il settore e potrebbe spingere i cittadini a tarare le proprie scelte su fatti non veri. Fortunatamente in Italia, come mostrano i sondaggi, l'opinione pubblica per oltre l'80% è favorevole allo sviluppo dell'energia eolica". I 'falsi miti più radicati? "Quelli relativi a incentivi pubblici e costi in bolletta - spiega l'Associazione - L'idea che il sostegno al comparto eolico sia pagato da incentivi statali è errata come anche il fatto che la bolletta elettrica è cara per colpa delle rinnovabili".

Questa idea si fonda su un assunto errato, spiega l'Anev. Infatti, l'unico importo in bolletta legato all'eolico è riferito alla compensazione che il Gse, Gestore dei Servizi Energetici, svolge nei limiti del raggiungimento dell'obbligo assunto in Europa, ovvero quello di produrre una parte di energia elettrica da fonti rinnovabili. Per legge l'energia eolica non può ricevere sussidi pubblici per costruire un impianto. Gli incentivi per legge sono stati erogati per l'energia prodotta e corrisposti tramite i Certificati Verdi acquistati dalle aziende produttrici di energia non verde, per compensazione ovvero da Gse. Bisogna poi segnalare che la significativa produzione eolica di questi anni sta comportando sempre più spesso una riduzione del costo dell'energia elettrica con beneficio per i consumatori.

Incentivi a parte, ecco quali sono gli altri 'falsi miti' sull'eolico. Partiamo dal rumore. In un impianto eolico, deriva dall'attrito dell'aria con le pale e con la torre di sostegno dell'aerogeneratore ed è pari a circa 45,3 decibel assoluti a 150mt di distanza dall'impianto fino a 36,9 a 400mt. Insomma, il rumore generato da un parco eolico è molto meno intenso di quello generato in casa, in ufficio, nell'abitacolo di un'auto o della musica dallo stereo. Sotto un aerogeneratore in esercizio si può chiacchierare senza dover alzare il tono di voce, come invece accade per strada.

E sul fronte dell'inquinamento elettromagnetico? L'impatto elettrico e magnetico di un impianto eolico è modesto e inferiore ai limiti fissati per legge, con i campi elettrici generati resi nulli dall'effetto di ''schermo'' esercitato dalle guaine metalliche e dal terreno sovrastante i cavi interrati a 1,80 m di profondità. Passiamo all'impatto sul paesaggio. L'altezza delle torri varia da 10 a 115 metri, ma in Italia gli aerogeneratori sono di altezza compresa tra i 30 e i 90 mt e ad oggi occupano uno spazio complessivo di 1,4 kmq, lo 0,0004% della superficie totale della Penisola.

La crescita stimata per il 2020, che prevede circa il 185% di produzione in più, determinerà un incremento di territorio impegnato dello 0,0005%, recuperando però vaste aree all'attività agropastorale abbandonata. Inoltre, l'Anev ha firmato con Legambiente, Wwf e Greenpeace il protocollo per il ''buon eolico'' che stabilisce il principio della necessaria esclusione delle aree a particolare pregio o tutela e, per le aree in cui è consentito, particolare attenzione agli impatti ambientali, visivi e paesaggistici sin dalla progettazione.

Pale eoliche killer di uccelli? No, secondo l'Anev. Uno studio della Canadian Wind Energy Association ha evidenziato che su 10.000 incidenti accorsi a volatili, meno di uno è imputabile agli impianti eolici. Ad ogni modo, il Protocollo Anev esclude le aree dove esistano corridoi migratori o specie di particolare pregio avifaunistico dalle aree ove sia possibile procedere con le installazioni di parchi eolici.

L'energia eolica è una delle energie rinnovabili più competitive, seconda solo all'idroelettrica, con un costo pieno di produzione che oscilla tra i 140 e i 160 euro/MWh (il fotovoltaico costa tra i 429 e i 790 euro/MWh; il solare termodinamico tra i 134 e i 256 euro/MWh). Le spese per lo sfruttamento del vento sono principalmente relative ai macchinari: il 75% degli investimenti è impiegato per gli aerogeneratori, che hanno cicli di vita di 20 anni durante i quali si mantiene inalterata la produttività. I restanti costi rappresentano il 25% degli investimenti; azzerate alcune voci di costo come stoccaggio e combustibile. Si prevede poi una graduale riduzione dei costi degli impianti del 2,5%-6,8%.

Dell'eolico si dice spesso che si tratta di una fonte discontinua e inaffidabile: falso mito. Per l'Anev è invece una risorsa sempre disponibile e continuamente rinnovabile, garantita dagli studi preventivi sui potenziali siti dove vengono analizzate, per almeno un anno e mezzo, direzione e intensità del vento, e che devono garantire la presenza della risorsa per circa 1.750 ore l'anno con ventosità adeguata a garantire la producibilità per ogni Mw installato di circa 1.750 MWh/anno. A questo si aggiunge l'elevata efficienza dei moderni generatori eolici. Tra dieci anni, secondo uno studio Anev, l'eolico potrà contribuire alla produzione di energia elettrica in Italia con una quota pari a circa il 7% del Consumo Interno Lordo previsto per il 2020.

Sul fronte occupazionale, uno studio congiunto Anev-Uil mostra che nel 2013 sono circa 34.000 gli occupati nel comparto eolico, di cui 8.529 addetti diretti e si prevede che nel settore potranno essere occupate, entro dieci anni, 67.010 unità in tutto il territorio nazionale, di cui un terzo di diretti (19.431) e due terzi dell'indotto (47.579). Paura delle produzione off-shore? La conformazione delle coste e dei fondali marini italiani, poco adatti all'installazione di impianti in mare - fa sapere l'Anev - fa sì che possa essere effettuata una stima molto prudente delle potenzialità dell'eolico off-shore in Italia: su 16.200 MW potenziali installabili nel nostro Paese al 2020 l'Anev stima che gli impianti in mare potranno contribuire soltanto con 200 MW di potenza.

Infine, la criminalità. L'eolico in Italia è riuscito, più e meglio di altri settori, a evitare che gli interessi economici della criminalità in generale potessero inserirsi nel proprio circuito grazie anche ai controlli che effettuano le banche utilizzando studi legali internazionali, ai quali deve sottostare l'azienda eolica che opera nel project financing. L'Anev ha inoltre sottoscritto il Protocollo di Legalità predisposto da ministero dell'Interno e Confindustria, vincolante per i propri associati, per garantire ogni possibile controllo nelle procedure di sviluppo, costruzione e gestione degli impianti eolici.

Ma perché l'eolico è così oggetto di 'falsi miti' negativi? "L'energia eolica, così come le rinnovabili in generale - spiega Anev all'Adnkronos - sono sempre più radicate nel sistema energetico mondiale e in futuro lo saranno sempre di più. L'avvento delle fonti rinnovabili risale diversi anni fa e si sta consolidando un sistema elettrico low carbon come preannunciato dalle organizzazioni internazionali ed europee. Il settore dei combustibili fossili si sente minacciato dal settore rinnovabili e, piuttosto che riconvertire il proprio modello di business, tende ad entrare in conflitto con il settore rinnovabili, anche attraverso campagne mediatiche denigratorie". Contro i falsi miti che danneggiano l'immagine dell'energia eolica, è stata lanciata anche la campagna "Act on Facts" (http://actonfacts.org/).

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