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Sostenibilità: da detergenti a vernici, nuovi simboli di pericolo da 1 giugno

29 maggio 2015 | 13.36
LETTURA: 4 minuti

Martinelli (ordine chimici Lazio, Umbria, Abruzzo e Molise): "Si abbassa l'asticella"

La nuova simbologia prevista dal regolamento Clp
La nuova simbologia prevista dal regolamento Clp

Dai detergenti alle vernici, dagli insetticidi ai dispositivi medici: dal primo giugno i consumatori troveranno sui prodotti di largo consumo, che contengono miscele pericolose, la nuova simbologia prevista dal regolamento Clp (Classification, labelling and packaging) che definisce la classificazione, l'imballaggio e l'etichettatura delle sostanze chimiche e delle miscele in funzione delle loro proprietà chimico-fisiche, tossicologiche ed ecotossicologiche.

Una delle conseguenze della classificazione, uniforme nei Paesi europei, è il cambiamento dell'etichetta di pericolo dei prodotti chimici. "Scompariranno i simboli a sfondo arancione quadrati e verranno sostituiti da simboli romboidali con sfondo bianco e bordo rosso, saranno inserite nuove immagini che indicheranno rischi specifici, come il cancerogeno (sagoma nera su fondo bianco, ndr)", spiega all'Adnkronos Fabrizio Martinelli, presidente dell'Ordine professionale dei chimici di Lazio, Umbria, Abruzzo e Molise.

"Il cambiamento però non sarà solo grafico ma sostanziale, cambiano i criteri di classificazione per cui, per esempio, un prodotto precedentemente classificato come 'nocivo per ingestione' potrebbe rientrare in una categoria di rischio maggiore come il 'tossico per ingestione' e in etichetta non troveremo più la croce di sant'Andrea nera su sfondo arancione ma il simbolo di teschio e tibie su sfondo bianco", continua. Insomma: "Si abbassa l'asticella sulla pericolosità'' non perché le sostanze siano diverse ma in virtù delle nuove informazioni che la ricerca mette a disposizione. "Cambiano anche i concetti di classificazione: ad esempio non solo più 'tossico' ma 'tossicità acuta d'organo per esposizione singola'. Una pericolosità diversa, più dettagliata e complessa da valutare", sottolinea Martinelli.

"Si abbassa l'asticella sulla pericolosità"

Un esempio: la candeggina, soluzione di ipoclorito di sodio. "Tutti abbiamo presente la bottiglia con il simbolo della croce di sant'Andrea nera su sfondo arancione con l'indicazione di irritante per la cute, i consumatori più attenti avranno notato che ultimamente sulle etichette di alcuni prodotti è presente una simbologia diversa, c'è il simbolo del 'corrosivo'. Questa differenza nasce proprio dai nuovi criteri di classificazione che ritengono opportuno identificare quella miscela in una classe di pericolo diversa", spiega l'esperto. Questo purché la concentrazione di ipoclorito di sodio resti la stessa; se il produttore sceglie di modificare la formulazione impiegando una percentuale inferiore, al 3-5%, allora il prodotto manterrà l'indicazione di 'irritante'.

Tutto questo cosa comporta? "Il consumatore si troverà di fronte etichette con nuove simbologie che dovrà imparare a conoscere e riconoscere per ovviare a usi impropri e gestire opportunamente eventuali rischi", sottolinea Martinelli. Mentre "le aziende produttrici di miscele dovranno condurre una classificazione di pericolosità secondo i nuovi criteri, qualora non lo abbiano già fatto, e adoperarsi per predisporre nuove etichette e nuove schede dati di sicurezza per informare gli utilizzatori professionali dei rischi associati all'utilizzo". Dovranno adeguarsi, spiega, "tutti i produttori di miscele chimiche con componenti pericolosi, non solo l'industria petrolchimica ma anche la piccola industria di vernici e coloranti o il fabbricante di prodotti per l'igiene della casa".

Il primo giugno 2015 è il termine entro il quale adeguarsi al regolamento Clp, entrato in vigore nel gennaio 2009, dopo un regime transitorio. Quanti sono già in regola? "Pochissimi, soprattutto tra le piccole e micro imprese. Per lo più si sono adeguate le grandi aziende della chimica", stima Martinelli tramite il suo 'osservatorio' specializzato. "E' importante - sottolinea - che non solo le grandi multinazionali ma anche i piccoli produttori siano coscienti degli obblighi che possiedono rispetto a tali normative e si adoperino perché realmente il sistema possa funzionare pienamente". Perché "a regime questi nuovi criteri dovrebbero portare a una maggiore tutela della salute e dell'ambiente".

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