Roma, 3 mar. (Ign) - Un viaggio di venti ore, dal Belgio all'Africa, per ritrovare la libertà. Si è conclusa così, dopo otto anni di privazioni e umiliazioni, la vicenda del leone Simba. Un'operazione resa possibile grazie alla fondazione internazionale Born Free Foundation e al Natuurhulpcentrum (Wildlife Rescue Centre) vicino a Genk.
L'animale nel 2005, quando aveva solo 6 mesi di vita, entrò nel Parco Zoologico francese di Bouy. Due mesi dopo fu acquistato da un addestratore di animali di Vienna che lo confinò dentro il rimorchio di un autocarro, noto come il 'carro bestie', dal quale raramente poteva uscire. Per fortuna intervenirono le autorità francesi e nel 2012, grazie allo sforzo di una ONG francese (la Fondation 30 millions d'amis), Simba trovò un rifugio temporaneo presso il Natuurhulpcentrum Opglabbeek, un centro di recupero della fauna selvatica in Belgio.
Ora, dopo aver percorso quasi 8 mila chilometri, la nuova casa di Simba è presso il Wildlife Centre Lilongwe in Malawi, nel continente africano, una riserva naturale di 180 ettari dove potrà correre liberamente, in netto contrasto con le pessime condizioni in cui fu trovato. Al posto della sbarre di una piccola gabbia, la natura selvaggia e incontaminata; al posto di ambienti innaturali e costruiti, i suoni naturali della sua terra.
Per riportare Simba in Africa è stato necessario un grande lavoro di squadra che ha visto coivolti la fondazione internazionale Born Free Foundation, la Land Rover, che ha fornito i convogli per il traferimento e la Kenya Airways, che ha messo a disposizione i voli. Fondamentale anche il contributo della squadra specializzata del Natuurhulpcentrum, che ha lavorato sotto la guida del maggior conoscitore di fauna selvatica, Stef Michels e del grande esperto di felini, Tony Wiles.
Prima di essere liberato nella savana africana, Simba è stato sottoposto ad un periodo di adattamento che ha compreso l'incontro con Bella, una leonessa con un occhio solo portata nel centro 5 anni fa.
