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Criptovalute

Dal bitcoin “veleno per topi” di Buffet al dietrofront delle grandi banche d'affari

24 maggio 2021 | 07.18
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La stretta cinese e le voci allarmiste sulle criptovalute non fermano gli interessi sulle tecnologie finanziarie associate di Goldman Sachs, JP Morgan e Morgan Stanley.

(Fotogramma)
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Nel fine settimana la Cina ha ribadito la stretta sulle criptovalute. Il Financial Stability and Development Committee cinese ha ribadito il giro di vite sul mining di bitcoin e sul trading, impegnandosi a prevenire i rischi finanziari. Sempre di recente si sono espresse due tra le voci più cripto scettiche della finanza, Warren Edward Buffett, il quale ha definito i bitcoin “veleno per topi” e il governatore della Bank of England Andrew Bailey, il quale ha dichiarato che le criptovalute: “Non hanno alcun valore intrinseco. Ciò non significa che le persone non le diano valore, perché possono avere un valore estrinseco. Ma non hanno alcun valore intrinseco. Lo dirò di nuovo in modo molto schietto: acquistali solo se sei pronto a perdere tutti i tuoi soldi”.

Sono solo le ultime levate di scudi contro bitcoin e le criptovalute che, però, hanno ormai rotto gli argini e sono largamente penetrate nella finanza tradizionale, anche all'interno di quella inizialmente più scettica: dalle realtà del settore bancario come Goldman Sachs, Morgan Stanley, e American Express, a multinazionali del calibro di Sony, Gucci, Prada, Ibm, Facebook, Samsung, Google e DeutscheTelekom. Fino alla compagnia spaziale Space X, di proprietà di Elon Musk che finanzierà la missione spaziale Doge-1 proprio tramite la criptovaluta Dogecoin. Spiega Gianluca Grossi di Criptovaluta.it: “Goldman Sachs inizierà ad offrire ai clienti l'accesso a prodotti finanziari derivati tramite un crypto trading desk, servizio attualmente rivolti ad una ristretta cerchia di clienti. Più curioso il caso di JP Morgan, che sembra stia accelerando per un fondo a gestione attiva su Bitcoin, soltanto nel 2017 aveva dichiarato di ritenere Bitcoin una truffa. Morgan Stanley, altro gruppo leggendario del banking a stelle e strisce, ha attivato dei prodotti simili, che per il momento saranno disponibili soltanto per i clienti con capitali più importanti. JP Morgan, inizialmente ostile e sospettosa verso il mondo delle criptovalute, è dovuta tornare sui suoi passi”.

Sul fronte europeo l'entusiasmo sembra essere più contenuto, infatti la Bei - Banca Europea per gli Investimenti - ha collocato solo una piccola tranche di obbligazioni proprio sulla blockchain di Ethereum: “Protocolli in blockchain come Avalanche offrono già tutti gli strumenti per disegnare mercati finanziari efficienti. Progetti come Aave permettono di avere sistemi automatici di gestione degli interessi, per il prestito e il credito con collaterale in criptovalute. Sistemi come Uniswap permettono lo scambio automatico - e a basso costo - tra diversi token, che talvolta possono anche rappresentare valute reali, come dollaro Usa o euro”. Insomma, le istituzioni finanziarie parlano con una doppia voce: mentre da una parte alzano barriere, dall'altra si muovono per sfruttarne il potenziale tecnologico e commerciale. Difficile pensare che il processo di sviluppo e penetrazione delle criptovalute sia ancora reversibile.

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