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Iraq: dai tweet al giornale del califfo, la comunicazione vincente di Isil/Aki

09 luglio 2014 | 13.44
LETTURA: 4 minuti

Lanciato il primo quotidiano dei jiahdisti, presto pronto il secondo. E poi i post ironici su Michelle Obama e gli hashtag virali sui social network. Così lo Stato islamico conquista il Web

Iraq: dai tweet al giornale del califfo, la comunicazione vincente di Isil/Aki

Non è solo in Iraq e in Siria che i militanti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil) giocano la loro partita, ma anche sui media nuovi e tradizionali e sui social network, dove riescono a lanciare messaggi accattivanti per i loro seguaci di tutto il Mondo. L'ultima frontiera della comunicazione dei jihadisti è l'uscita di un loro giornale, sia per il Web che in versione cartacea. Si chiama 'Dabiq', ha circa 50 pagine, è in arabo e in inglese. Le sue prime copie cartacee sono state distribuite agli abitanti delle aree sotto il suo controllo, mentre la versione Web è stata inviata per posta elettronica.

La scelta del nome della pubblicazione non è stata lasciata al caso. 'Dabiq' ricorda infatti la località siriana di Marj Dabiq, dove nel 1516 si consumò una battaglia tra l'impero ottomano e il sultanato mamelucco. L'Isil ha inoltre intenzione di pubblicare un'altra testata, che si chiamerà 'Califfato 2', anche questa in arabo e in inglese. Sarà distribuita in tutto il mondo con l'obiettivo di diffondere l'ideologia del califfato proclamato la settimana scorsa.

Solo pochi giorni fa, l'Isil ha avuto un'altra trovata degna di uno stratega della comunicazione, che gli ha regalato la prima pagina di molti quotidiani e siti internazionali. Su Twitter ha pubblicato una foto 'taroccata' di Michelle Obama. Nella foto originale, la first lady americana mostrava un cartello con la scritta 'Bring back our girls' (Restituiteci le nostre ragazze), slogan diventato poi un hashtag virale su Twitter, che si riferisce alle studentesse rapite in Nigeria dai militanti islamici di Boko Haram.

Nella foto modificata, la scritta è stata sostituita con '#Bring back our Humvee' (Restituiteci i nostri Humvee), che si riferisce ai veicoli militari americani (Humvee sta per veicolo multifunzione su ruote ad alta mobilità) di cui lo Stato islamico si è impossessato all'inizio di giugno in Iraq, come prova un'altra foto postata su Twitter precedentemente. La foto modificata di Michelle è stata ritwittata migliaia di volte dai seguaci o dai semplici simpatizzanti dello Stato islamico, che l'hanno accompagnata con frasi con cui sbeffeggiano la moglie del presidente degli Usa.

Non si tratta della prima trovata dell'Isil degna di un esperto di comunicazione Web. La scorsa settimana i militanti hanno lanciato su Twitter l'hashtag #SykesPicotOver, che in modo immediato ed efficace annunciava la loro avanzata dalla Siria all'Iraq. L'hashtag, che si riferisce all'accordo tra il diplomatico francese Francois Georges-Picot e alla sua controparte britannica Mark Sykes, che tracciò il confine tra i due paesi arabi, è presto diventato virale ed è stato poi usato su media nuovi e tradizionali anche da analisti e commentatori.

In modo sintetico ed efficace, #SykesPicotOver esprime il programma dell'Isis, che vuole abbattere il confine tra Siria e Iraq (ma anche quello con paesi confinanti come Libano e Giordania) per ricreare un califfato nel 'Levante'. L'efficacia della sua comunicazione è fondamentale per l'Isil, che proprio grazie alla rete e ai media recluta militanti nei paesi arabi e in Occidente.

I 'collaboratori' del gruppo terroristico non necessariamente scendono a combattere sul terreno. Il loro fondamentale contributo spesso si concretizza nella traduzione in un numero altissimo di lingue dei post del gruppo, garantendo una moltiplicazione gratuita del suo messaggio e la sua diffusione in tutto il Mondo.

I tentativi del governo iracheno di far chiudere gli account dell'Isil sui social network sono sempre falliti, visto che puntualmente ne sono stati aperti di nuovi. Così Baghdad ha deciso a metà giugno di bloccare l'accesso ai social network, ottenendo anche con questa misura scarsi risultati. Sono infatti aumentati del 1000% gli utenti iracheni dei servizi che permettono di aggirare il blocco. Almeno sul Web, quindi, l'avanzata dell'Isil sembra inarrestabile e il gruppo può già vantarsi di aver conquistato buona parte del pianeta.

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