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Eni: riconversione 'verde' piace ma da ambientalisti no a olio di palma

16 novembre 2014 | 18.20
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Dopo Porto Torres e Gela anche Porto Marghera abbandona la chimica, produrrà lubrificanti e detergenti a base vegetale partendo, appunto, dall'olio di palma. Realacci: "Quanto prima l'impianto deve legarsi a materie di scarto del territorio". Pecoraro Scanio: "Il modello sia Porto Torres"

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Dal petrolio ai biocarburanti. L'Eni punta al 'verde' e dopo Porto Torres e Gela anche Porto Marghera abbandona i vecchi impianti per far largo alla produzione 'bio'. Con un investimento di 200 milioni di euro lo stabilimento veneziano produrrà lubrificanti e detergenti a base vegetale partendo, almeno all'inizio, dall'olio di palma. Una scelta che piace a lavoratori e sindacati che vedono salvi i posti di lavoro ma che soddisfa solo a metà i più attenti all'ambiente.

"La scelta Eni di riconvertire a chimica verde è quella giusta - afferma il deputato Pd Ermete Realacci - il caso di Matrica Novamont a Porto Torres è esemplare. E seguendo questa direzione l'Italia potrebbe avere un ruolo di leadership nel mondo, avendo la possibilità di scrivere una pagina importante. Ma - avverte Realacci all'Adnkronos - una cosa è la chimica verde una cosa è l'olio di palma. Quanto prima l'impianto deve legarsi a materie di scarto del territorio. Io - sottolinea - sono contrario anche agli incentivi per i biocarburanti basati su materie prime che arrivano dall'estero. Se è vero infatti - insiste Realacci - che è necessario collocare nel futuro la nostra politica industriale, il modello deve essere quello di Porto Torres".

Sulla stessa linea anche il presidente della Fondazione Univerde ed ex ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. "Ho un giudizio molto positivo - afferma - sull'iniziativa innovativa di Porto Torres dove lo sviluppo della filiera del cardo, strettamente legata al territorio, rappresenta un esempio per una riconversione vera. Mentre - aggiunge l'ex ministro - sono contrarissimo all'utilizzo di olio di palma, materia la cui produzione intensiva da un lato contribuisce alla deforestazione dei grandi polmoni del mondo, dall'altro con una filiera così lunga che prevede il reperimento della materie prime a migliaia di chilometri di distanza si annulla di fatto il vantaggio per l'ambiente. Non solo - aggiunge Pecoraro Scanio - l'olio di palma è una sostanza nobile che, come denuncia la Fao, viene così sottratta all'alimentazione di molte popolazioni. L'Eni - esorta l'ex ministro - non perda l'occasione di fare vera innovazione puntando su una filiera locale".

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