Le immagini riprese dai satelliti mostrano che 290 siti siriani di interesse archeologico, storico e culturale sono stati danneggiati in oltre tre anni e mezzo di guerra civile. L'allarme arriva dall'Istituto delle Nazioni Unite per la formazione e la ricerca (Unitar), che utilizzando immagini a uso commerciale riprese dai satelliti ha contato 24 siti completamente distrutti, 189 gravemente danneggiati e altri 77 con danni da verificare.
"Questa è una testimonianza allarmante - ha commentato l'Unitar in un comunicato - dei danni che vengono arrecati all'enorme patrimonio culturale della Siria". "Bisogna rafforzare - sostiene ancora l'Istituto - gli sforzi nazionali e internazionali per la protezione di queste aree, in modo da salvare quanto più è possibile di questo importante patrimonio dell'umanità".
Tra i siti danneggiati, si annovera l'area archeologica di Palmira, la città della regina Zenobia, che ha subito saccheggi e danni ai templi, ma anche la cittadella di Aleppo, che è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco, e la moschea della dinastia Omayyade, nella stessa città. Il minareto della moschea è stato completamente distrutto da una bomba.
Molti di questi siti vengono usati da tutte le parti in conflitto come basi o depositi militari, come è successo al Crac dei Cavalieri, fortezza risalente a oltre 900 anni che sorge nella provincia di Homs, anch'essa patrimonio Unesco. L'antico castello dei Crociati è prima finito in mano ai ribelli. A marzo è stato riconquistato dall'esercito, ma solo dopo aver subito pesanti bombardamenti.
Le immagini dal satellite mostrano anche danni ingenti a molti siti nella provincia di Raqqa, all'antica città di Bosra e al suo teatro di età romana, a molti edifici bizantini in tutto il nord del paese. Alcuni siti sono stati espressamente distrutti dai jihadisti perché li consideravano 'eretici'.